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L’atmosfera passata della Terra nei dipinti di famosi artisti

Un team di ricercatori greci e tedeschi ha mostrato che i colori dei tramonti dipinti da artisti famosi possono essere utilizzati per stimare i livelli di inquinamento dell’atmosfera del passato sulla Terra

Scritto da Leonardo Debbia il 26.03.2014

Lo studio dei dipinti ha rivelato che cenere e gas rilasciati durante le grandi eruzioni vulcaniche disperdono i diversi colori della luce solare, rendendo i tramonti più rossi del consueto.
I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati su Atmospheric Chemistry and Physics, la rivista della European Geosciences Union (EGU).

atmosfera dai dipinti

Il lago, Petworth: Tramonto. Dipinto di JMW Turner

Quando il vulcano Tambora, in Indonesia, esplose nel 1851, i pittori in Europa assistettero certamente ad un cambiamento del colore del cielo. La cenere vulcanica ed i gas rimasero, infatti, in sospensione nell’atmosfera fino a tre anni dopo l’eruzione e le particelle di aerosol dispersero la luce del sole su tutta la Terra, provocando tramonti rossi e arancione.
J.M.W. Turner (1775-1851) fu uno degli artisti che dipinsero gli splendidi tramonti di quel periodo.

Ora, gli scienziati stanno esaminando i dipinti del famoso pittore inglese, insieme a quelli di altri maestri dell’epoca, per recuperare informazioni sulla composizione dell’atmosfera del passato.

Christos Zerefos, professore di fisica dell’atmosfera presso l’Accademia di Atene, in Grecia, ha analizzato centinaia di fotografie digitali di alta qualità che ritraevano tramonti dipinti su tele, realizzati tra il 1500 e il 2000, arco di tempo in cui si sono verificate oltre 50 grandi eruzioni vulcaniche in tutto il mondo.
Lo scopo della ricerca era quello di scoprire se le quantità relative di rosso e di verde dell’orizzonte nei dipinti avessero potuto fornire informazioni sulla quantità di aerosol dell’atmosfera del tempo.

“Abbiamo trovato che i rapporti di rosso e di verde dei dipinti si correlano molto bene con la quantità di aerosol di origine vulcanica, a prescindere dalle scuole e dai pittori”, dice Zerefos.

Cieli più inquinati dalla cenere vulcanica, ad esempio, rappresentano più dispersione e in essi il rosso è il colore prevalente. Effetti simili sono stati osservati anche per inquinamento da minerali (polvere del deserto) o aerosol artificiali.
L’aria con una maggior quantità di aerosol ha un maggiore ‘spessore ottico’, un parametro che il team ha calcolato, usando il rapporto rosso-verde dei dipinti.
Questi valori sono poi stati confrontati con quelli forniti da fattori indipendenti, come nuclei di ghiaccio o esplosioni vulcaniche, trovando una buona corrispondenza.

I risultati ottenuti dall’attuale ricerca ben si accordano con quelli di uno studio precedente fatto dallo stesso team nel 2007.
Per sostenere ulteriormente il loro modello, i ricercatori hanno chiesto a un famoso pittore di dipingere i tramonti durante e dopo il passaggio di una nube di polvere sahariana sopra l’isola di Hydra nel giugno 2010, senza però informare l’artista dell’evento.

Gli scienziati hanno poi confrontato le misurazioni dello spessore dell’aerosol fatta da strumenti moderni con quelle stimate dai rapporti di rosso e di verde dei dipinti e delle fotografie digitali, scoprendo che corrispondevano perfettamente.
Poiché gli aerosol disperdono la luce solare, in presenza di aerosol una minore quantità di luce raggiunge la superficie terrestre, con un conseguente raffreddamento.

L’eruzione Tambora, la più grande eruzione storica registrata, ha ucciso 19mila persone direttamente e oltre 60mila per la fame e le malattie esplose durante l’inverno vulcanico che è seguito all’eruzione.
Lo spessore ottico dell’aerosol può essere utilizzato direttamente nei modelli climatici, in modo da avere una stima di questo parametro che aiuti i ricercatori a capire come l’aerosol possa aver influenzato il clima della Terra in passato.
Questo, a sua volta, può aiutare a migliorare le previsioni dei futuri cambiamenti climatici.
“Abbiamo voluto offrire modi alternativi di sfruttare le condizioni ambientali dell’atmosfera passata nei luoghi e nei tempi in cui non erano possibili le misurazioni strumentali”, conclude Zerefos.

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