Gaianews

Nuova ipotesi sui misteri dell’Isola di Pasqua

Scritto da Leonardo Debbia il 25.08.2021

Una nuova ricerca della Binghamton University di New York suggerisce che il crollo demografico – attorno a cui ruotano molti interrogativi sulla popolazione dell’Isola di Pasqua e sulla sua evoluzione – in realtà non sarebbe mai accaduto.

Moai sull'Isola di Pasqua

Finora era stato dato maggior credito ad una versione della storia che di seguito riassumiamo.

Il gruppo di navigatori giunti nel 900 d.C. sull’isola provenienti da altre isole della Polinesia – allora lussureggiante di vegetazione – ad un certo momento del suo stanziamento sulla nuova terra, iniziò ad abbattere molti alberi, forse per lasciar posto a terreni da coltivare o forse per erigere i moai, le gigantesche statue che ancora oggi caratterizzano questo lembo di terra sperduto nel Pacifico.

Secondo questa versione, l’abbattimento delle foreste avrebbe lasciato solo qualche migliaio di

individui ad accogliere lo sbarco degli Europei, nel 1772.

Ma questo calo della popolazione, posto alla base del mito, ci fu realmente?

Partendo da questo interrogativo e portando avanti una nuova metodologia di ricerca, gli antropologi Robert DiNapoli e Carl Lipo, della Binghamton University di New York, rispondono di no.

Secondo loro, non ci fu alcun crollo demografico.

Questa conclusione del loro studio è stata pubblicata sulla rivista Nature Communications.

Rapa Nui (il nome hawaiano dell’Isola di Pasqua) è stata a lungo al centro di studi anche sul collasso ambientale; ma per verificare il fenomeno e le sue conseguenze si dovevano ricostruire i livelli della popolazione susseguitisi nel tempo sull’isola.

“Gran parte della discussione accademica e popolare sull’isola di Pasqua ha avuto come focus il crollo demografico, che sarebbe stato correlato a cambiamenti climatici e ambientali”, ricorda DiNapoli.

Si ritenevano determinanti due eventi. Tra il XII e il XIII secolo d.C., l’isola, prima ricca di foreste, fu spogliata di una grande quantità di alberi in seguito all’arrivo di un gruppo di coloni alla ricerca di campi da coltivare e che probabilmente furono anche accompagnati da specie animali invasive, assenti fino ad allora, come i ratti.

Questi cambiamenti ambientali, secondo le ipotesi della maggior parte degli studiosi, avrebbero causato un declino demografico.

A peggiorare le cose, intorno al 1500 un brusco cambiamento climatico, durato decenni, avrebbe comportato su Rapa Nui un clima più secco.

“L’argomento di base è il cambiamento ambientale”, puntualizza Lipo. “Si realizza che ci fu una siccità e si pensa che questa abbia prodotto cambiamenti nell’ambiente. Sicuramente i cambiamenti ci furono e anche la popolazione cambiò. Nel tempo, le palme scomparvero e il clima divenne più asciutto. Ma come correlare il cambiamento dell’ambiente con quello della popolazione?

La tecnica più comune utilizza la datazione al radiocarbonio per seguire l’andamento dell’attività umana in momenti successivi, estrapolando i dati dei cambiamenti della popolazione.

“Ma le date desunte dal radiocarbonio hanno una buona dose di incertezza”, osserva DiNapoli.

I due studiosi ritengono che i metodi statistici standard non funzionano quando si tratta di collegare i dati del radiocarbonio riguardanti i cambiamenti ambientali e climatici con i cambiamenti della popolazione.

Si prendono allora come base di riferimento le variazioni chimiche intervenute.

L’analisi chimica dei materiali con cui furono costruite le gigantesche statue e le piattaforme di supporto dimostrerebbero che i lavori procedettero anche dopo l’arrivo degli europei, nel 1772, una prova che la cultura locale non dava alcun segno di crisi. Anzi!

La conclusione dei due studiosi americani è che la popolazione, in realtà, lungi dal crollo ipotizzato fino ad oggi, dall’arrivo sull’isola registrò una crescita costante.

Il suo declino coincise, invece, con l’arrivo degli Europei, l’avvento della schiavitù, l’importazione di malattie fino ad allora sconosciute agli indigeni, lo sfruttamento di risorse.

E questi fattori sono cause accertate di cui, nel tenerne di conto, ci si dovrebbe senza dubbio pentire!

© RIPRODUZIONE RISERVATA