Alcuni geologi dell’Università di Berkeley hanno scoperto le prove che la caduta di un asteroide sulla Terra, 66 milioni di anni fa, avrebbe provocato un’accelerazione dell’attività eruttiva dei vulcani in India; evento che si sarebbe protratto per centinaia di migliaia di anni, causando catastrofi un po’ ovunque sul nostro pianeta e decretando l’estinzione di molte faune terrestri e marine, tra cui quella dei dinosauri.
Per 35 anni geologi e paleontologi hanno discusso sul ruolo che questi due eventi globali avrebbero avuto nell’ultima estinzione di massa, sostenendo, da un lato, la scarsa importanza delle eruzioni e, dall’altro, come l’impatto del corpo celeste sia stato un piccolo evento ? (blip) in una prospettiva di una morìa sul lungo termine.
Le nuove prove fissano date più precise per il vulcanesimo, prima e dopo l’impatto, date che mostrano come i flussi di lava nel Deccan Traps, che avevano avuto fino a quell’epoca ritmi eruttivi molto lenti, abbiano raddoppiato la velocità di scorrimento dei magmi nell’arco di 50mila anni dall’impatto dell’asteroide ritenuto responsabile dell’ultima estinzione di massa sulla Terra.
Sia l’impatto dell’asteroide che il vulcanesimo avrebbero ricoperto il pianeta di polveri e fumi, incidendo drasticamente sul clima e modificandolo fino al punto delle estreme conseguenze per la maggior parte delle specie animali e vegetali.
“Sulla base della datazione delle lave, siamo certi che l’aumento del vulcanesimo si verificò entro 50mila anni dall’estinzione e diventa quindi difficile distinguere i due meccanismi di distruzione, che incisero sull’atmosfera quasi allo stesso tempo”, afferma Paul Renne, docente di Scienze della Terra e Scienze planetarie presso la UC Berkeley, nonché direttore del Centro di Geocronologia dello stesso Ateneo.
I geologi affermano che l’impatto modificò bruscamente il sistema idraulico dei vulcani che, a sua volta, si ripercosse sulla chimica e sulla frequenza delle eruzioni, ritardando la ripresa e il recupero della vita per mezzo milione di anni e spostando di conseguenza il limite KT, il passaggio tra Cretaceo e il Terziario, con la scomparsa dei grandi animali terrestri e di molte piccole creature marine.
“La biodiversità e la chimica degli oceani impiegarono 500mila anni per recuperare, dopo il limite KT; un periodo di tempo che coincise, appunto, con la durata dell’accelerazione del vulcanesimo”, dichiara Renne.
Mark Richards, collega di Renne a Berkeley, dubita che la responsabilità sia da attribuire in toto ad uno solo dei due eventi, propendendo piuttosto per un legame tra i due, sempre più difficile da negare.
“Se i nostri esami avvicinano sempre più questi tre eventi – impatto, estinzione e vulcanismo –
si può sempre più pensare ad una coincidenza di eventi finora inimmaginabile”, dichiara.
Dal 1980, quando il geologo Walter Alvarez e suo padre, il fisico Luis Alvarez, scoprirono le prove che una cometa o un asteroide aveva colpito la Terra 66 milioni di anni prima, gli scienziati si sono divisi sulla questione se l’impatto fosse stato la causa dell’estinzione di massa che si verificò alla fine del Cretaceo, costituendo il limite KT, oppure no.
Alcuni hanno sostenuto che le abbondanti eruzioni vulcaniche in India, conosciute come Deccan Traps, verificatesi nella stessa epoca, fossero state le principali cause di questa estinzione. Altri prendevano in considerazione solo l’impatto che aveva lasciato l’ampio cratere di Chicxulub, vicino alla penisola messicana dello Yucatan, guardando alle eruzioni della Deccan Traps come un fattore secondario, di portata limitata.
All’inizio di quest’anno, Richard Renne e altri otto geologi hanno proposto un nuovo scenario. Secondo loro, l’impatto avrebbe messo in moto vulcani in tutto il mondo, ma con modalità più catastrofiche in India e i due eventi, combinati, avrebbero poi dato luogo al limite KT.
Per supportare questa ipotesi, il team ha raccolto campioni di lava da tutto il Deccan Traps, a est di Mumbai, prelevandoli dalle eruzioni più antiche a quelle più recenti e coprendo così un arco temporale di 500 milioni di anni.
I rapporti tra gli isotopi Argo 40 / Argo 39 hanno consentito di stabilire la cronologia dei flussi lavici e la velocità nel tempo.
Su Science Renne descrive importanti cambiamenti nel vulcanesimo di quella regione che fu ‘probabilmente molto lento prima dell’estinzione, mentre dopo l’impatto raddoppiò la velocità di flusso, con volumi più grandi, intervallati da periodi di quiete’.
Questo sarebbe compatibile con una variazione dell’impianto idraulico sotterraneo, con camere magmatiche divenute più ampie.
‘L’impatto avrebbe potuto avere una ripercussione del genere sul sistema sotterraneo. Anche se i nostri dati non sono conclusivi, la connessione tra i due eventi appare sempre più chiara’, dichiara Renne.
Un terremoto di magnitudo 8, 9 o 10, come potrebbe esser seguito all’impatto con un corpo celeste, potrebbe aver scosso le camere magmatiche sotterranee, sconvolgendo i meccanismi delle eruzioni in superficie.
A testimonianza di questa connessione, nel 2013, il team, datando polveri da impatto e dati dell’estinzione KT, ha scoperto che anche in molti altri luoghi le differenze temporali potevano essere quantificate intorno ai 32mila anni.
Un battito di ciglia, in termini geologici.
Ora, sulla connessione impatto asteroidi-vulcanesimo, il team di Renne sta lavorando, insieme ad altri esperti, per comprendere sempre più i meccanismi in gioco.