La causa che 66 milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo, determinò la scomparsa dei dinosauri è ancora oggi oggetto di dibattito tra gli scienziati. Tuttora si discute sui cinque eventi di estinzioni di massa che in pochi istanti (dal punto di vista geologico) hanno rimodellato la vita sul pianeta Terra.
Alcuni studiosi sostengono che i più probabili agenti di distruzione di massa siano stati corpi celesti (comete o asteroidi), mentre altri propendono per enormi eruzioni vulcaniche.
Un nuovo studio, condotto dal Dartmouth Institute del New Hampshire, è stato di recente pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences (PNAS), indicando decisamente l’attività vulcanica come il fattore chiave delle cinque estinzioni di massa del passato.
Le conclusioni della ricerca offrirebbero la prova quantitativamente più convincente che il legame tra le gigantesche eruzioni vulcaniche e il ricambio delle specie animali e vegetali non sarebbe stata semplicemente questione di casualità.
Secondo i ricercatori, quattro delle cinque estinzioni globali sono state stimate contemporanee ad un tipo di effusione di lave basaltiche definite ‘basalto alluvionale‘.
Queste eruzioni, secondo gli studiosi, in brevissimo tempo avrebbero coperto vaste aree di lava – di ampiezza anche pari ad interi continenti – lasciando regioni di roccia ignea a gradini come prova evidente di quelle che i geologi chiamano ‘grandi province ignee,‘ ossia aree che giungono a contenere almeno 100mila chilometri cubi di magma.
“Le grandi province ignee appaiono coincidere nel tempo con gigantesche estinzioni di massa, nonché altri eventi climatici e ambientali significativi”, afferma l’autore leader dello studio, Theodore Green, ricercatore del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Princeton.
In effetti, circa 252 milioni di anni fa una serie di eruzioni avvenute nell’attuale Siberia ha innescato la più grande estinzione di massa, conseguente ad un enorme rilascio di anidride carbonica nell’atmosfera dell’epoca che soffocò quasi ogni forma di vita sul nostro pianeta.
Ne sono testimonianze visibili le cosiddette trappole siberiane, una vasta regione di roccia vulcanica grande più o meno quanto l’Australia.
Le eruzioni vulcaniche interessarono anche il subcontinente indiano nell’epoca concomitante alla scomparsa dei dinosauri, originando quello che oggi è l’altopiano del Deccan.
Questo evento, proprio come l’impatto di un asteroide, avrebbe avuto effetti globali di ampia portata, riversando nell’atmosfera polveri e fumi tossici che avrebbero asfissiato molte forme di vita, dinosauri inclusi, alterando il clima per tempi lunghissimi.
D’altro canto, un annientamento della vita che potrebbe essere avvenuto a seguito dell’impatto dell’asteroide di Chicxulub, nella penisola dello Yucatan in Messico, è dato quasi per certo dalla maggior parte degli studiosi.
“L’impatto dell’asteroide di Chicxulub ha messo temporaneamente in ombra le teorie sul ruolo del vulcanismo e la connessione con le estinzioni globali come causa primaria”, sostiene Brenhin Keller, docente di Scienze della Terra a Dartmouth, ammettendo che “tuttavia ci sono pochissime altre prove simili a questa coincidenti con eventi di estinzioni di massa”.
Green ha individuato comunque un modo per quantificare l’apparente legame tra eruzioni ed estinzioni, verificando se la coincidenza sia stata solo casuale o se il nesso sia esistito realmente.
E così, il team di Green, Keller e Paul Renne, docente di Scienze della Terra all’Università della California, Berkeley, ha esaminato i dati disponibili al supercomputer del Dartmouth Discovery Cluster.
Confrontando le migliori stime delle eruzioni di basalto alluvionale con i periodi di drastica scomparsa di specie animali nella scala temporale geologica, incluse ma non limitate alle cinque estinzioni di massa, è stato osservato che gli eventi eruttivi furono più che una possibilità casuale e potrebbero configurarsi altrettanto bene con uno schema generato casualmente.
L’esperimento è stato ripetuto con 100 milioni di schemi simili, confermando che l’accordo tra periodi di grandi estinzione ed intensi eventi vulcanici sia stato di gran lunga più probabile che una mera casualità.
I ricercatori hanno calcolato anche le quantità di impatti degli asteroidi avvenute nel passato, trovando che la coincidenza tra impatti e periodi di ricambio delle specie è stato significativamente più esiguo ed è diminuito drasticamente quando non si è tenuto conto dell’impatto di Chicxulub, ipotizzando quindi che altri corpi celesti più piccoli non possano aver causato estinzioni di rilievo.
Il tasso di eruzione delle Trappole del Deccan in India, poi, suggerisce che il terreno fosse pronto per un’estinzione diffusa anche senza impatti di asteroidi, secondo Green, mentre un’altra considerazione propone l’attenzione sulla scarsa documentazione di eruzioni di basalto alluvionale, la più recente delle quali – significativamente più piccola – si verificò 16 milioni di anni fa nel Pacifico nord-occidentale.
Keller conclude con una riflessione pessimistica sulle emissioni attuali di anidride carbonica che, pur essendo molto inferiori alla quantità emessa da una grande provincia ignea, si stanno velocemente accumulando nell’atmosfera. Lo scienziato teme che in questo periodo si possa collocare l’attuale cambiamento climatico, in un quadro di periodi storici che potrebbero includere catastrofi ambientali.