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Pantelleria, l’isola di vetro

45mila anni fa Pantelleria fu sommersa da uno strato di vetro rovente, tanto da farla definire oggi un’ 'antica ‘isola di vetro'

Scritto da Leonardo Debbia il 23.05.2014

‘A little-known island near Sicily’. Così viene definita l’isola di Pantelleria nell’articolo comparso sulla rivista scientifica ‘Geology’.

La piccola isola poco conosciuta o conosciuta per il turismo e da qualche anno tappa per sbarchi di immigrati in fuga dall’Africa, dal punto di vista scientifico è ora oggetto di uno studio accurato da parte dei geologi dell’Università di Leicester che ne hanno riconosciuto un passato ‘notevole’, dal momento che ha lasciato tracce di una particolare attività vulcanica, un’attività che, 45mila anni fa, la rese completamente sommersa da uno strato di vetro rovente, tanto da farla definire oggi un’antica ‘isola di vetro’.

Pantelleria, isola di vetro

 Il vulcanologo Mike Branney ha affermato che l’isola doveva essere stata probabilmente immersa in una specie di nube che la avvolgeva con gas roventi e polvere vulcanica, che da un cratere centrale si diffondevano in ogni direzione.

 “I frammenti di roccia incandescente sospesi nella nube vulcanica erano talmente caldi, fusi e appiccicosi che molto semplicemente ‘fusero’ il paesaggio, stendendo uno strato di vetro sopra le colline e le vallate”, illustra Branney. “Il vetro fuso scorse lungo le pendici delle colline e tutta quanta l’isola poteva veramente considerarsi un ‘Ground zero’, un’area in cui non sarebbe stata possibile alcuna forma di vita. La natura aveva sterilizzato e cristallizzato ogni cosa”.

 “Oggi Pantelleria è verdeggiante ed è stata resa abitabile” continua Branney. “Ma già quando ci si avvicina con il traghetto è possibile notare uno strato di vetro verde che copre le scogliere, drappeggiandole come fa la cera fusa di una candela. Come possa essere accaduto questo, solo oggi è venuto alla luce”.

 Il team di Leicester ha ricostruito il modo in cui la densità della corrente incandescente inondò gradualmente l’isola, limitandosi in un primo tempo al riempimento di vallate o comunque di zone basse e risalendo poi i fianchi delle colline fino alla cima.

Quando il flusso della corrente diminuì fino a cessare, diminuirono anche le aree coperte a cominciare da quelle più elevate e alla fine solo la parte più bassa rimase immersa nel vetro vulcanico.

 “Abbiamo indagato per accertare se questa eruzione vulcanica sia stata un evento unico e abbia rappresentato solo una manifestazione stravagante della potenza distruttrice della natura”, conclude il vulcanologo.

  “Ebbene, si è scoperto che le eruzioni catastrofiche sull’isola furono ben cinque, dello stesso tipo e con le stesse modalità. La notevole attività vulcanica sull’area ha continuato per decenni e, anche se al momento non c’è alcun motivo per temerlo, è tuttavia possibile che dopo migliaia di anni il vulcano possa esplodere, producendo ulteriori effetti devastanti. 

 Le nostre indagini debbono proseguire per aiutarci a capire meglio cosa succede durante questo tipo di eruzioni esplosive, simili e anche più gravi di questa, accadute in altre parti della Terra, come ad esempio nella regione di Yellowstone-Snake River negli Stati Uniti”.

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