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E’ già successo nella storia della Terra: il riscaldamento globale genera riscaldamento

Scritto da Leonardo Debbia il 11.10.2021

E’ sempre più evidente che le condizioni di siccità che si prolungano, il caldo che raggiunge livelli record ovunque, la frequenza e la vastità degli incendi, il numero crescente di eventi meteo estremi, quali violente tempeste e improvvise bombe d’acqua – sperimentate negli ultimi tempi a tutte le latitudini – sono il risultato diretto e tangibile dell’aumento delle temperature medie globali, causate dalla immissione di anidride carbonica e gas serra nell’atmosfera da parte dell’uomo.

Scioglimento dei ghiacci al largo delle coste della Groenlandia (foto di repertorio)

Scioglimento dei ghiacci al largo delle coste della Groenlandia (foto di repertorio)

Un nuovo studio del MIT (Istituto di Tecnologia del Massachussets, USA) condotto sugli eventi climatici estremi del passato della Terra, alla luce di quanto osservato, suggerisce che il nostro pianeta, qualora divenisse sempre più caldo, potrebbe essere oggetto di un ulteriore aumento del riscaldamento.

Lo studio, apparso sulla rivista Science Advanced, esamina le dinamiche dei paleoclimi degli ultimi 66 milioni di anni, iniziando dall’era Cenozoica, dopo l’estinzione della megafauna (dinosauri).

Gli studiosi hanno scoperto che, durante questo lungo periodo, le fluttuazioni del clima terrestre hanno sperimentato una sorprendente tendenza della Terra al riscaldamento.

In altri termini, è stato osservato che gli eventi di riscaldamento, della durata di migliaia – se non decine di migliaia – di anni, superavano di gran lunga gli eventi di raffreddamento.

Inoltre, gli eventi di riscaldamento tendevano ad essere più estremi, con maggiori variazioni di temperatura, rispetto agli eventi di raffreddamento.

Come si può spiegare questo fenomeno, che si potrebbe assimilare ad un feedback positivo, cioè una retroazione in cui un processo alimenta se stesso?

Secondo i ricercatori, una possibile spiegazione di questo eccessivo riscaldamento, di questo feedback, potrebbe risiedere in un ‘effetto moltiplicatore‘, per cui un grado di riscaldamento modesto – ad esempio, conseguente ad un intensificarsi di episodi vulcanici che avrebbero incrementato la quantità di anidride carbonica nell’ atmosfera – avrebbe provocato

l’accelerazione di alcuni processi biologici e chimici che, a loro volta, avrebbero influenzato queste fluttuazioni climatiche, causando uno stato di riscaldamento ancora più elevato.

E’ interessante e anche curioso notare che questa tendenza all’aumento del riscaldamento della Terra è scomparsa intorno ai 5 milioni di anni fa, nel periodo in cui cominciarono a formarsi le calotte glaciali nell’emisfero settentrionale.

Non è chiaro quale ruolo il ghiaccio abbia potuto giocare nella risposta del pianeta ai cambiamenti climatici. Ma il nuovo studio ipotizza che, mentre il ghiaccio attuale va ritirandosi, l’effetto moltiplicatore potrebbe presentarsi di nuovo e il risultato potrebbe essere un’ulteriore amplificazione del riscaldamento globale; indotto, questa volta, dall’uomo.

Le calotte glaciali dell’emisfero settentrionale si stanno effettivamente riducendo e il ghiaccio, di conseguenza, potrebbe potenzialmente scomparire sul lungo termine delle azioni umane”, afferma l’autore principale dello studio, Constantin Amscheidt, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’atmosfera e dei pianeti del MIT, che ha avuto come co-autore il prof. Daniel Rothman, geofisico e co-direttore del Lorenz Center presso il MIT stesso. “Il nostro studio suggerisce che il clima terrestre attraversa un momento molto ‘delicato‘ ed è fondamentalmente più suscettibile agli eventi estremi di riscaldamento globale estesi sul lungo periodo, come noi abbiamo avuto modo di osservare sia già accaduto nel passato geologico della Terra”.

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