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La salute al centro delle strategie ambientali

Scritto da Chiara Cichero il 20.03.2012

La salute dovrebbe essere al primo posto quando si pensano le strategie di mitigazione del cambiamento climatico secondo una ricerca pubblicata sul Britis Medical Journal (BMG).

Quasi sempre però questo non avviene e la salute pubblica non è presa in considerazione nelle manovre per la riduzione dei gas serra. Ma le conseguenze di questo atteggiamento potrebbero essere molto più costose, in termini di spesa pubblica per la sanità, della prevenzione attraverso politiche di green economy.

Un team di medici ed esperti ci allertano: è necessario che la politica ambientale si sposi con quella sanitaria. Già nel mese di ottobre 2011, in un convegno ospitato dal BMJ avevano avvertito che il cambiamento climatico rappresenta una seria minaccia immediata e grave per la salute e la sicurezza delle persone in tutto il mondo, e invitavano ad un’azione urgente per assicurare il nostro futuro benessere.

Il Professor Sir Andy Haines della London School di igiene e medicina tropicale e il dottor Carlos Dora dell’Organizzazione mondiale della sanità, affermano che i benefici per la salute di un’economia a basse emissioni “sono stati spesso troppo trascurati”. E’ necessaria un’azione immediata per evitare danni ulteriori a quelli ambientali già rilevati e per evitare di dover affrontare spese insostenibili quando oramai sarà troppo tardi per recuperare gli errori fatti.

Per ipotesi basterebbe passare dalla combustione del carbone all’energia elettrica per ridurre le emissioni di anidride carbonica e di agenti inquinanti dannosi sulla salute; ma non solo. Una stima indica che si eviterebbero circa 90.000 morti premature ogni anno solamente in India. Ciò che ancora non è stato acquisito è che il fattore salute è direttamente proporzionale al fattore green ed al fattore risparmio. Se adeguarsi ad una green economy per certi settori può sembrare improponibile ed economicamente devastante è solo perché non è stato considerato il prezzo che si dovrà pagare dopo che si sarà superata la soglia del non ritorno.
Basterebbe una minima riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e dell’inquinamento atmosferico per ridurre drasticamente le malattie cardiache, l’obesità, la depressione, la malattia di Alzheimer, il diabete e il cancro al seno e al colon.

Continuano i due professori: “Le politiche sui cambiamenti climatici devono smettere di adottare soluzioni tecnologiche che non sono ottimali per la salute “. Ad esempio, concentrandosi su combustibili più avanzati e sull’efficienza dei veicoli potranno anche ridurre in minima parte l’inquinamento, ma non produrranno nessun beneficio per le lesioni da traffico, per il rumore o la carenza e insufficienza di attività fisica.
Tali strategie “dovrebbero essere oggetto di un’analisi più rilevante sulla salute. Il settore sanitario deve essere interpellato per programmare le politiche ambientali. I professionisti della salute possono promuovere una maggiore responsabilità e divulgare tutti i benefici sulla salute dimostrabili come diretta conseguenza di una valida politica di riduzione dei gas serra”.

Chiara Cichero

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