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Usa ammonisce la Cina sulla sicurezza internet

Cyberspazio: si inasprisce il contrasto fra USA e Cina sui reati in internet

Scritto da Alba Fecchio il 18.03.2013

Il 12 marzo un alto funzionario della Casa Bianca ha chiesto ufficialmente alla Cina di prendere seri provvedimenti per fermare i crimini informatici internazionali. Questi crimini starebbero infatti  dilagando e si percepisce, sempre più forte, che la questione sta cominciando a diventare un serio problema per le relazioni Usa-Cina. 

Lunedì scorso, Tom Donilon, consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa, ha  invitato il colosso orientale a riconoscere la portata del problema e ad avviare un dialogo con gli Stati Uniti al fine di garantire“ un comportamento accettabile nel cyberspazio”.

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Di tutta risposta, martedì, il portavoce del ministro degli esteri cinese Hua Chunying ha dichiarato  che Pechino si è sempre presentata aperta al dialogo, insistendo però sul fatto che la Cina, in realtà, non sarebbe colpevole di reati informatici, ma essa stessa vittima di questi. 

“Quello di cui Internet ha bisogno- ha dichiarato- non è di una guerra, ma di regole precise e di cooperazione tra gli stati.  La Cina è disposta, con fiducia e rispetto, ad avere un dialogo costruttivo con la comunità internazionale, Usa compresa. L’obiettivo di tutti deve essere quello di salvaguardare la libertà, la sicurezza e la pace di Internet”. 

Molte grandi aziende tecnologiche, tra cui Apple, Facebook o Twitter, all’inizio di quest’anno, hanno subito grosse violazioni di privacy e trafugamento di dati sensibili dei loro utenti. 

Anche testate giornalistiche del calibro del  New York Times, il Wall Street Journal o del Washington Post hanno subito di recente attacchi  hacker identificati di origine cinese.

Il  mese scorso, il gruppo di protezione e monitoraggio di Internet, chiamato MANDIANT, ha accusato l’esercito cinese di aver sottratto, attraverso un mirato attacco hacker, un’enorme quantità di dati provenienti da almeno 150 società statunitensi.

Il ministero della difesa cinese ha negato l’accusa, affermando che la notizia diffusa da MANDIANT è priva di alcun fondamento e mancherebbero le prove.

Il portavoce cinese ha anche aggiunto, ribaltando le accuse, che anche molti siti militari cinesi hanno subito attacchi hacker da parte degli Usa. Il clima resta dunque teso.

Duncan Clark, presidente della società di consulenza BDA, ha affermato che sollevare la questione riguardante il furto di dati e di attacchi hacker con Pechino sembra essere la cosa giusta da fare.

Solo attraverso il dialogo si può giungere a buoni risultati. “ E’ necessario far capire loro che noi siamo a conoscenza delle loro tecniche di hackeraggio e che siamo disposti a dialogare al fine di limitare il furto di informazioni, da ambo le parti. Un margine di manovra c’è.

In un discorso, lunedì, al Asia Society di New York, Donilon ha dichiarato che i tentativi di hacking cinesi rappresentano non solo un argomento che riguarda la sicurezza internazionale, ma anche un nodo nevralgico nel settore economico. 

Le imprese statunitensi sono infatti sempre più preoccupate per i sofisticati furti di informazioni aziendali riservate. 

L’America, il mese scorso, ha infatti presentato un nuovo plan strategico per  tentare di contrastare hacker e cyber-spie. Sono previste  ammende e salate multe per chi viene scoperto a trafugare dati aziendali sensibili. 

La percezione Usa è che soltanto nell’ultimo anno, le aziende statunitensi abbiano perso, a causa di attacchi hacker  e spie informatiche  cinesi, più di 300 miliardi di dollari.

Silenzio, per il momento, da parte della restante comunità internazionale.

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