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Nel Medio Evo, le donne vestivano meglio degli uomini

Scritto da Leonardo Debbia il 30.05.2016

La società medievale era divisa in ceti, ognuno dei quali aveva un abbigliamento consono alle funzioni svolte. Così, nobili, clero e contadini erano facilmente riconoscibili anche dalle vesti che indossavano.

Una fondamentale rivoluzione rispetto all’antichità, quando abiti maschili e femminili si distinguevano di poco, venne apportata dall’adozione delle brache o calzoni, di tela o di lana, per gli uomini.

I primi capi, il cui uso i Romani avevano appreso dai Galli, arrivavano appena sotto il ginocchio, per poi allungarsi gradualmente nel tempo fino a fasciare l’intera gamba fino alle caviglie.

Sopra a questi, in un primo tempo si indossava una tunica, stretta in vita da una cintura cui si appendevano chiavi, attrezzi da lavoro e pugnali, e che divenne in seguito una camicia a manica larga, per lo più di lana. Sulle spalle si portava un mantello, anch’esso di lana.

Le donne si vestivano con una camicia (interula o sotano) lunga fino ai piedi, stretta in vita da una cintura di cuoio, seta o lino, sopra cui si metteva una sorta di giacca o mantello che copriva le spalle e veniva chiuso sul petto.

medioevo

I nobili si distinguevano particolarmente per il grande uso di ornamenti e gioielli.

I ceti inferiori indossavano abiti non tinti.

Ai piedi di entrambi i sessi le calzature erano di vario tipo: alte, basse, sandali allacciati. I materiali variavano dal cuoio alla pelle di animale, al feltro.

Le donne medievali, tuttavia, pare indossassero vestiti di qualità migliore di quelli degli uomini.

E’ questa la conclusione cui è giunta l’archeologa Chrystel Brandenburgh, dell’Università di Leida, Paesi Bassi, che ha studiato una serie di resti tessili distribuiti su lungo arco storico, dal 400 al 1100 d.C.

A parte le differenze tra gli abiti indossati dagli uomini e quelli delle donne, la Brandenburgh ha anche rilevato molte variazioni regionali nell’uso dei tessuti per l’abbigliamento.

Ad esempio, in Olanda, le donne delle regioni vicine al Reno e al territorio della città di Wijchen facevano uso soprattutto di lino, mentre nelle tombe degli uomini delle stesse regioni sono stati trovati abiti di panno spigato (cloth twill).

Nel Lent-Lentseveld, una regione vicina, al contrario, la studiosa non ha trovato tracce di biancheria di lino nelle tombe delle donne, mentre ne ha trovate nelle tombe di uomini e di bambini.

In altri Paesi, le ricerche sui tessuti utilizzati nell’Alto Medio Evo è iniziata solo negli ultimi decenni, ma nessuna è paragonabile agli studi fatti dei Paesi Bassi, spiega la Brandenburgh.

Per il suo studio, l’archeologa ha fatto ricerche nei musei e negli archivi di residui tessili provenienti da necropoli e insediamenti sparsi un po’ ovunque in Olanda.

Non tutti i resti di indumenti riportati alla luce erano stati studiati prima e di alcuni si aveva solo una sommaria descrizione dovuta ai testi scritti.

E’ da sottolineare, comunque, che talvolta il materiale recuperato era ben poca cosa.

“Si immagina che i defunti fossero stati inumati completamente vestiti. In molti casi, erano stati sepolti con doni avvolti in stoffe, della cui presenza si doveva tener conto, per valutare il solo abbigliamento”, avverte la Brandenburgh. “Spesso, di tutto il materiale, è stato possibile recuperare solo qualche centimetro quadrato. Il più delle volte la tela era completamente disintegrata e tutto quel che si poteva osservare era solo l’impronta lasciata dalla stoffa nello strato usurato degli accessori metallici, come spille e fermagli”.

Di frequente, le persone sepolte indossavano più vestiti, uno sull’altro, disposti in diversi strati.

Per un certo numero di capi è stato possibile determinare anche il colore, per cui si è visto che nei Paesi Bassi settentrionali il colore rosso era stato ottenuto dalla robbia comune – una pianta usata in tintoria – mentre il colore marrone scuro proveniva da altre fonti.

L’abbigliamento fornisce informazioni preziose sulle persone, secondo la Brandenburgh.

“E’ funzionale, ma esprime anche l’identità o la posizione sociale di chi lo indossava”, dice. “Mi sono concentrata sui resti tessili perché finora non si conosceva granchè, in questo campo. Ovviamente, maggiori informazioni potranno essere desunte dagli ornamenti e dai corredi funebri delle tombe ”.

 

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