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Continuano le proteste nel mondo arabo. Clinton: “film disgustoso e riprovevole”

Il mondo arabo è in subbuglio e le ambasciate americane sono sotto assedio. A scatenare questo putiferio il film Innocence of Muslims - Innocenza dei Musulmani

Scritto da Chiara Pane il 14.09.2012

Il mondo arabo è in subbuglio e le ambasciate americane sono sotto assedio. A scatenare questo putiferio il film Innocence of Muslims – Innocenza dei Musulmani – che secondo il Wall Street Journal sarebbe stato prodotto dall’americano Sam Bacile. Ma c’è chi vede nell’attacco all’ambasciata la mano di Al Qaeda.

Non sembra forse un attacco premeditato quello di martedì al consolato americano di Bengasi? Dalle prime ricostruzioni è emerso che inizialmente una folla di manifestanti avrebbe assaltato la sede del consolato, riuscendo poi ad entrare, ma l’uccisione dell’ambasciatore americano e degli altri funzionari americani sarebbe avvenuta in un altro luogo, il rifugio dove il personale statunitense era stato portato per sicurezza. È qui che un gruppo armato avrebbe fatto fuoco su una trentina di persone fra libici e americani, colpendo a morte l’ambasciatore Chris Stevens e l’altro funzionario.

Proteste dopo proiezione di un film contro l'IslamAl contrario, però lo stesso quotidiano americano ha fatto sapere che l’intelligence americana ha negato l’ipotesi che l’attacco a Bengasi fosse premeditato. Un funzionario Usa ha invece spiegato che le proteste spontanee causate dal film avrebbero dato l’opportunità ad un gruppo armato di agire, sfruttando la confusione.

In queste ore, la stessa intelligence americana starebbe lavorando a stretto contatto con le forze di sicurezza libiche per scovare il gruppo armato che martedì a Bengasi ha aperto il fuoco contro i funzionari americani e gli stessi libici. Inoltre Wanis al-Sharif, il vice ministro degli interni, mantenendo la parola data al presidente americano, ha fatto sapere che l’impegno delle forze libiche nelle indagini è massimo, ed è già stato fermato un gruppo sospetto.

Intanto nella giornata di ieri le manifestazioni in Libia ed Egitto sono continuate e si sono allargate anche allo Yemen dove i manifestanti hanno preso d’assalto l’ambasciata americana a Sanaa, che successivamente è stata evacuata. Anche in Iraq non sono mancate le proteste: centinaia di persone sono scese in strada a Baghdad, nel quartiere di Sadr City, bruciando bandiere americane. Anche in Tunisia e Marocco ci sono state delle proteste piuttosto pacifiche davanti agli uffici della diplomazia americana. I musulmani pretendono delle scuse sincere, oltre al ritiro immediato del film, considerato un insulto al mondo islamico.

Ieri YouTube ha fatto sapere di aver bloccato l’accesso al video in Egitto e Libia, ma il video rimane visibile negli altri Paesi. In Afghanistan invece la decisione di bloccare YouTube, per evitare la diffusione del trailer del film, sarebbe stata presa dallo stesso presidente Hamid Karzai, che avrebbe anche annullato un viaggio all’estero, per paura di un incremento delle proteste.

Washington a gran voce ha preso le distanze dal film, ma da più parti ha condannato le violenze di questi giorni. “Il governo degli Stati Uniti non ha nulla a che vedere con il video” ha tuonato la segretaria di stato Hillary Clinton, definendo la pellicola “disgustosa e riprovevole”. La Clinton ha però invitato tutti i leader politici a condannare le proteste violente scoppiate nel mondo arabo. Nel frattempo, in misura precauzionale il governo americano ha inviato due navi da guerra verso le coste libiche, la USS Laboon e la USS McFaul e ha rinforzato la sicurezza in tutte le ambasciate, facendone sgomberare alcune, come è successo al Cairo e a Sanaa.

 

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