Secondo il report più dettagliato mai pubblicato a proposito delle barriere coralline dei Caraibi, questo tesoro di biodiversità potrebbe scomparire nei prossimi 20 anni. Le minacce principali non sono da riconoscersi solamente nei cambiamenti climatici, ma soprattutto nel declino delle popolazioni dei ricci di mare e dei pesci pappagallo. Si tratta di un tasso di declino impressionante, che per essere fermato, dicono gli esperti, ha bisogno di azioni immediate.
Il report è stato redatto dalla Rete di Monitoraggio Globale delle Barriere Coralline (GCRMN ), l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) e lo United Nations Environment Programme (UNEP), che hanno analizzato dati su un periodo che va dal 1970 al 2012: si tratta dello studio più importante mai realizzato da 90 esperti in tre anni. Per scriverlo sono state prese in considerazione 35mila indagini condotte in 90 località caraibiche a partire dal 197o.
Il declino stimato è del 50% a partire dal 1970 e la causa principale di declino non sono i cambiamenti climatici, ma la pesca intensiva del pesce pappagallo e un declino nella popolazione dei ricci di mare. La diminuzione in queste popolazioni ha fatto aumentare le fioriture delle alghe che a loro volta, in quantità eccessiva, soffocano le barriere.
“Le barriere coralline dei Caraibi si trovano lungo migliaia di chilometri di costa, fornendo una fonte di cibo e sostentamento per milioni di persone. Purtroppo, questi preziosi ecosistemi sono sotto crescenti pressioni da parte delle attività umane che contribuiscono al degrado e che inquinano le acque costiere. Lo sbiancamento dei coralli causato dalla temperatura del mare in aumento si aggiunge alla sfida, indebolendo e uccidendo i coralli in numerose località”, ha detto il Sottosegretario Generale dell’ONU e Direttore Esecutivo dell’UNEP, Achim Steiner.
“Il degrado e la mortalità delle barriere coralline avranno un impatto significativo sull’economia della regione attraverso una riduzione degli habitat di pesci e crostacei, una riduzione nel turismo e una ridotta capacità di proteggere il litorale contro l’innalzamento del livello dei mari”, ha detto, aggiungendo: “Abbiamo bisogno di una forte collaborazione a livello locale, nazionale e regionale per costruire la resilienza e ridurre le minacce alle barriere coralline e le condizioni di vita di coloro che dipendono da esse.”
“La velocità con cui i coralli dei Caraibi sono in calo è davvero allarmante”, ha detto Carl Gustaf Lundin, direttore del Global Marine and Polar Programme della IUCN.
“Ma questo studio porta alcune notizie molto incoraggianti: il destino dei coralli caraibici non è fuori dal nostro controllo e ci sono alcuni passi molto concreti che possiamo fare per aiutarli a recuperare.”
Secondo i ricercatori è fondamentale che le popolazioni di pesce pappagallo e riccio di mare tornino a prosperare e per questo si dovranno mettere in campo al più presto delle strategie per far sì che le comunità che vivono della pesca, che dovrà essere regolata, siano sostenute e che si faccia una chiara informazione sulla necessità di salvare le barriere coralline per salvare anche l’economia ad esse connessa.