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Geni resistenti agli antibiotici nella flora batterica di tribù isolata da millenni

Scritto da Leonardo Debbia il 28.04.2015

Alcuni scienziati hanno scoperto una resistenza agli antibiotici da parte di geni presenti nella flora batterica di una tribù del Sud America che mai, prima d’ora, era stata sottoposta ad alcuna terapia a base di antibiotici.

I risultati di questa ricerca suggeriscono che i batteri del corpo umano avrebbero avuto la capacità di resistere agli antibiotici molto tempo prima che questi farmaci fossero mai stati usati per curare una malattia.

La ricerca nasce dalla scoperta, nel 2009, di una tribù di amerindi Yanomami nel sud del Venezuela.

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Il villaggio della tribù degli Yanomami, nel sud del Venezuela, rimasta isolata da 11mila anni. (crediti: Oscar Noya-Alarcon)

A causa dell’isolamento in cui la tribù era rimasta per più di 11mila anni, nell’organismo dei suoi membri sono state trovate le più diverse forme di batteri registrate negli esseri umani.

In una così ampia gamma di batteri, tuttavia, i ricercatori hanno identificato dei geni che erano già predisposti per resistere agli antibiotici.

Lo studio, pubblicato il 17 aprile scorso su Science Advances, riferisce che le popolazioni microbiche sulla pelle, nella bocca e negli intestini degli indigeni Yanomami erano molto più diversificate rispetto a quelle che si ritrovano nelle popolazioni industrializzate degli Stati Uniti d’America o dell’Europa.

La ricerca è stata condotta da studiosi della Scuola di Medicina presso la New York University, della Scuola di Medicina presso la Washington University di St Louis, dell’Istituto Venezuelano di Ricerca Scientifica e di altre istituzioni.

“Queste popolazioni non erano mai state esposte agli antibiotici moderni”, dichiara Gautam Dantas, docente di Patologia e Immunologia alla Washington University, uno degli autori principali dello studio. “La loro unica, potenziale assunzione di antibiotici poteva essere avvenuta attraverso l’ingestione accidentale di batteri del suolo, che sono le versioni di questi farmaci presenti in natura. Il nostro team è stato comunque in grado di identificare i diversi geni presenti nei batteri analizzando i loro campioni, sia orali che fecali, riconoscendoli in grado di inibire droghe naturali, semisintetiche e sintetiche”.

Negli ultimi anni, l’abbondante uso di antibiotici, sia in medicina che nell’agricoltura, ha stimolato lo sviluppo e la diffusione di geni che aiutano i batteri a sopravvivere al trattamento con antibiotici. Di conseguenza, nell’uomo sono emersi ceppi di malattie che ora sono molto più difficili da curare.

“Abbiamo già esaurito i farmaci per il trattamento di alcuni tipi di infezioni multiresistenti, con la prospettiva desolante di essere entrati in un’era post-antibiotica”, dice Dantas.

Secondo lo studioso, i microbiomi degli abitanti dei paesi industrializzati hanno una diversificazione minore di circa il 40 per cento rispetto agli indigeni della tribù che non ha mai fatto uso di antibiotici.

“I nostri risultati rafforzano la già grande messe di dati che suggeriscono un legame tra la diminuzione della diversità batterica, i regimi dietetici industrializzati e gli antibiotici moderni da un lato, e dall’altro, le malattie immunologiche e metaboliche, quali obesità, asma, allergie e diabete, tutte patologie notevolmente aumentate dal 1970 in avanti”, afferma Maria Dominguez-Bello, docente di Medicina presso il Langone Medical Center della New York University. “Riteniamo che in questi ultimi trent’anni stia accadendo qualcosa nell’ambiente, che possa essere alla base di queste malattie e pensiamo che il microbioma, le migliaia di miliardi di batteri che vivono nel nostro organismo, ne sia coinvolto”.

La stragrande maggioranza degli studi sul microbioma umano sono stati concentrati su popolazioni occidentali; quindi studiare gli esseri umani che non hanno mai fatto uso di antibiotici e si nutrono in modi meno sofisticati, può illuminarci su come il microbioma sia cambiato in risposta alla cultura attuale e può rivedere le terapie adatte ad affrontare malattie che causano squilibri nel microbioma.

“Le informazioni assunte sono importanti perché dobbiamo sapere quali batteri che ospitavano i nostri antenati sono andati perduti, con la industrializzazione spinta”, dice la Bello. “Ora, dobbiamo ottenere una migliore comprensione del microbiota di questa tribù prima che i suoi membri scompaiano”.

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