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Scoperto metodo per bloccare il tumore del cervello più aggressivo

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 02.08.2012

Il glioblastoma è il cancro più aggressivo del sistema nervoso. Attacca il cervello degli over 50 lasciando loro la più breve aspettativa di vita da due tre mesi ad un anno. Ora un team di ricercatori degli Istituti di chimica biomolecolare e cibernetica del Cnr, Max Delbruck Institute di Berlino e Ludwig Maximilians University di Monaco di Baviera hanno scoperto un meccanismo molecolare in grado di bloccare la crescita del glioblastoma. I ricercatori hanno infatti scoperto che nei cervelli delle persone più giovani sono le cellule staminali nervose a indurre la morte di quelle tumorali. La ricerca, che è stata pubblicata su Nature Medicine potrebbe aprire nuove prospettive di cura per il più aggressivo dei tumori.

In Italia il glioblastoma colpisce più di 7000 persone l’anno. La nuova ricerca ha dimostrato che le cellule staminali giovani sono in grado di contrastare lo sviluppo di questo tumore aprendo in questo modo nuove prospettive per la cura

“Il cervello più ‘giovane’ riesce a proteggersi dalla minaccia dei tumori grazie a una serie di strategie messe in atto dalle cellule staminali nervose”, spiega Vincenzo Di Marzo dell’Icb-Cnr, coordinatore del Gruppo. “Queste, infatti, riescono a migrare verso le cellule tumorali di glioblastoma multiforme e a produrre specifici mediatori lipidici, gli endovanilloidi, in grado di indurre la morte programmata o apoptosi attivando i recettori dei vanilloidi, chiamati TRPV1, presenti in grandi quantità sulla superficie delle cellule tumorali”.

Questa scoperta spiegherebbe perché il glioblastoma è quasi del tutto assente nei soggetti giovani, “mentre è più frequente negli anziani, che hanno una produzione più bassa di cellule staminali nervose”, aggiunge Di Marzo. “Con l’avanzare dell’età, l’incidenza del glioblastoma aumenta e parallelamente diminuisce il numero di tali cellule, deputate a migrare laddove è richiesta la produzione di nuovi neuroni o cellule gliali in caso di patologie neurologiche e psichiatriche”.

I ricercatori hanno perciò deciso di iniettare nel tumore un vanilloide sintetico chiamat ‘arvanil’ che il dottor Di MArzo aveva sviluppato in precedenza in un modello animale. Questo vanilloide era in grado di attivare la proteina TRPV1 e bloccare la crescita tumorale.

“Ovviamente i dati davranno trovare conferma nell’uomo prima di usare contro il glioblastoma tali attivatori sintetici o naturali (i recettori TRPV1 sono gli stessi della capsaicina, principio pungente del peperoncino rosso). In futuro si potrebbe pensare a una strategia più efficace coniugando ‘arvanil’ e ‘temozolomide’, l’agente chemioterapico più usato, a cui molti glioblastomi però sono resistenti” conclude il ricercatore.

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