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Sotto l’Isola di Mauritius scoperto un ‘continente perduto’

Scritto da Leonardo Debbia il 09.02.2017

Alcuni scienziati hanno confermato l’esistenza di un ‘continente perduto’, su cui si eleva l’isola di Mauritius, nell’Oceano Indiano. Il continente consisterebbe in un frammento di crosta, rimasto isolato durante la disgregazione del supercontinente di Gondwana, iniziata circa 200 milioni di anni fa.

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Topografia dell’Oceano Indiano. L’isola di Mauritius si presenta come parte di una catena di vulcani che si estende dall’hot-spot, attualmente attivo, delle Isole Réunion verso le ‘trappole del Deccan’, nel nord-ovest dell’India (credit:Wits University)

Il pezzo di crosta terrestre, accresciutosi nel tempo per l’accumulo progressivo di strati di lava sempre più giovane, generati dalle eruzioni vulcaniche che nel tempo interessarono l’isola, si sarebbe staccato dall’isola di Madagascar, quando l’Africa, l’India, l’Australia e l’Antartide si separarono, dando origine all’Oceano Indiano.

“Stiamo studiando il processo di frammentazione dei continenti, al fine di comprendere meglio la storia geologica del pianeta”, afferma il prof. Lewis Ashwal, geologo della Wits University di Johannesburg, Sud Africa, autore principale di un articolo sull’argomento, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications.

Analizzando gli zirconi contenuti nelle rocce prodotte dall’attività eruttiva su Mauritius, Ashwal ed i suoi colleghi Michael Wiedenbeck, del Centro di ricerca tedesco per le geoscienze (GFZ) e Trond Torsvik, dell’Università di Oslo, ricercatore e collaboratore del GFZ, hanno scoperto che i cristalli di questo minerale erano di gran lunga più antichi delle rocce che formavano l’isola di Mauritius.

“La Terra, dal punto di vista litologico, è costituita, sostanzialmente, da due tipi di crosta: quella che costituisce i continenti, più antica, e la crosta oceanica, più recente. Sui continenti si trovano rocce che hanno più di quattro miliardi di anni, mentre non troviamo niente di simile nei fondali marini, dato che negli oceani si formano in continuazione nuove rocce”, spiega Ashwal. “Mauritius è un’isola; e in tutta l’isola non c’è una roccia che abbia un’età superiore a 9 milioni di anni. Tuttavia, studiando le rocce del’isola, abbiamo scoperto, inclusi nelle rocce, degli zirconi che hanno un’età di circa 3 miliardi di anni”.

Gli zirconi sono minerali che cristallizzano soprattutto nei graniti delle rocce continentali,

contengono tracce di uranio, torio e piombo e, dal momento che riescono a passare indenni attraverso i processi geologici, possono essere datati con estrema precisione.

“Il fatto di aver scoperto zirconi di questa età dimostra che al di sotto dell’isola di Mauritius ci sono materiali della crosta molto più antichi, che non possono essere altro che di origine continentale”, afferma con sicurezza Ashwal.

Questa non è la prima volta che sull’isola sono stati rinvenuti zirconi di miliardi di anni fa.

Uno studio del 2013 aveva trovato tracce di questi minerali nella sabbia delle spiagge, ma le conclusioni dello studio relativo avevano sollevato delle critiche in ambito scientifico.

Qualche studioso affermava che quegli zirconi avrebbero potuto benissimo essere stati trasportati sull’isola dai venti o dal mare oppure addirittura introdotti involontariamente, come agenti contaminanti, dagli pneumatici o dalle scarpe dei ricercatori.

“Il fatto che questa volta gli zirconi siano stati trovati inclusi nella roccia, una trachite di 6 milioni di anni, corrobora lo studio precedente e rifiuta ogni ipotesi di zirconi depositati dal mare o dai venti”, dice Ashwal.

Lo scienziato suppone che esistano molti frammenti di varie dimensioni del ‘continente sconosciuto’ – chiamato, nell’insieme, ‘Mauritia’ – che, come resti dello smembramento di Gondwana, potrebbero essere stati sparsi per tutto l’Oceano Indiano.

“Secondo i nuovi risultati, questa rottura non è consistita in una semplice divisione dell’antico supercontinente, ma piuttosto si sarebbe verificata una frammentazione complessa, con porzioni di crosta continentale di dimensioni variabili lasciate alla deriva durante l’evoluzione generale del bacino dell’Oceano Indiano”.

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