Gaianews

Genomi neolitici della moderna Svizzera indicano società antiche parallele

Scritto da Leonardo Debbia il 27.05.2020

Gli studi genetici sui resti fossili umani del Neolitico e dell’Età del bronzo tornati alla luce in Europa hanno fornito prove evidenti di drastici cambiamenti genetici avvenuti nella popolazione dell’intera regione tra l’ultima parte del Neolitico e l’inizio dell’Età del bronzo, in relazione con l’influsso delle migrazioni di gruppi umani dediti alla pastorizia e provenienti dalla steppa pontico-caspica.

Ceramica cordata

Ceramica cordata

Tuttavia, sulla durata di questi cambiamenti e sul processo di arrivo e mescolanza di questi gruppi con gli indigeni, in particolare nell’Europa centrale, gli studiosi non hanno ancora idee concordanti.

Genericamente, si fa iniziare il Neolitico con il passaggio dei gruppi umani dalla condizione di cacciatori-raccoglitori itineranti a quella di agricoltori e pastori, di carattere stanziale.

Una suddivisione del Neolitico viene poi fatta in base alla produzione (o industrie) di forme diverse di oggetti in ceramica, (vasellame, figurine in argille, asce) con cui sono stati denominati i relativi ‘orizzonti’, vale a dire le aree in cui si sono manifestate gradualmente, nel tempo, queste culture, a partire dal periodo pre-ceramico del Medio Oriente (X millennio a.C.) con la ‘cultura Natufiana’.

Le origini e la diffusione in Europa delle culture neolitiche, specie quella sviluppatasi nel Vicino Oriente nell’VIII secolo a.C., è per la verità tuttora oggetto di indagini e pareri discordi.

A mezzo degli insediamenti neolitici rinvenuti un po’ ovunque – dalle sponde dei laghi e degli ambienti palustri alle valli alpine interne e ai passi di alta montagna – la ricca documentazione archeologica della Svizzera rende il suo territorio un luogo ideale per studiare una parte di storia dei cambiamenti nella popolazione dell’Europa centrale.

Verso la fine del Neolitico, l’abbondanza di reperti archeologici di gruppi culturali attribuibili alla Cultura della ceramica cordata (CWC) – un orizzonte iniziato, a seconda dei luoghi, tra il 3200/2900 e il 2300/1800 a.C. – coincide con l’arrivo in Europa di nuovi caratteri culturali provenienti, con le migrazioni, dalla steppa pontico-caspica. Ma sui tempi e sui modi con cui le nuove popolazioni siano giunte e si siano mescolate con gli indigeni europei – come accennato – c’è ancora molto da chiarire.

In un nuovo studio, i cui risultati sono stati resi noti sulla rivista Nature Communications, un team internazionale di ricercatori delle Università di Tubinga, Germania, e di Berna, Svizzera, insieme al Max Planck Institute per la Storia della scienza umana (MPI-SHH) di Lipsia, ha sequenziato il genoma di 96 individui, provenienti da 13 siti, sia tardo-neolitici che della prima Età del bronzo, in Svizzera, Germania meridionale e regione francese dell’Alsazia.

Gli studiosi hanno scoperto che un nuovo lignaggio era già presente nel 2800 a.C. e ritengono che la diffusione genetica sia stata un processo complesso, avvenuto con la graduale mescolanza di società ‘parallele’, già altamente strutturate dal punto di vista genetico.

I ricercatori hanno anche identificato uno dei più antichi europei riconosciuto tollerante al lattosio e risalente all’incirca al 2100 a.C., interpretandolo come prova dell’avvento di gruppi dalle origini legate alla pastorizia del tardo Neolitico, giunti in Svizzera dalla steppa ponto-caspica in un periodo compreso tra il 2860 e il 2460 a.C.

“Sorprendentemente, abbiamo identificato diversi individui di sesso femminile che non avevano avuto alcun antenato collegato ai gruppi della steppa e questo è rilevabile fino a mille anni dopo l’arrivo nella regione di questi immigrati. Per di più, la donna più recente che mostra questi caratteri, non sembra discendere dai gruppi della steppa e risale al 2213-2031 a.C.

“Tutto questo fa ipotizzare la presenza di un alto livello di struttura genetica in questa regione all’inizio dell’Età del bronzo, con società ‘parallele’, che vivevano l’una vicina all’altra”, dicono gli scienziati.

Da questi risultati si può intuire che i gruppi umani del periodo della Cultura della ceramica cordata era una popolazione relativamente omogenea che, all’inizio dell’Età del Bronzo, occupava gran parte dell’Europa centrale.

Ma un altro importante risultato raggiunto è la prova che individui che non avevano alcuna origine legata alle steppe orientali siano esistiti per centinaia d’anni a fianco di gruppi culturali della Cultura della ceramica cordata.

“Dato che i genitori degli individui femminili nomadi del nostro studio non avrebbero potuto

avere origini nelle steppe – come anzidetto – resta da vedere dove fossero presenti gruppi umani dell’Europa centrale, loro antenati.

“E dove, se non nelle valli montane delle Alpi, che comunicavano con molte difficoltà con le pianure?”, afferma Johannes Krause, direttore del Dipartimento di Archeologia del ‘Max Planck’ e autore senior dello studio.

I ricercatori sperano che ulteriori ricerche aiutino a comprendere sempre più le interazioni culturali che hanno accelerato la transizione dal Neolitico alla prima Età del bronzo nell’Europa centrale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA