Nella storia dell’uomo, il passaggio dalla caccia all’agricoltura è stato significativo e proprio per questo gli ultimi cacciatori-raccoglitori e i primi agricoltori sono stati spesso considerati come appartenenti a due mondi completamenti diversi, due gruppi di individui con stili di vita distinti e contrapposti, che in pratica non avrebbero avuto niente in comune, non avrebbero condiviso interessi e probabilmente si sarebbero contesi il territorio.
Insomma, due popolazioni che non potevano che essere state sicuramente antagoniste.
Ora, uno studio condotto dall’Università di Potsdam, in Germania, ha dimostrato quanto questa tesi fosse infondata.
Con l’aiuto del DNA fossile, in una ricerca pubblicata su Current Biology, alcuni studiosi hanno dimostrato che nella regione occupata dalla odierna Romania, le due popolazioni vissero invece fianco a fianco, in una integrazione pressoché completa, mescolando non solo le abitudini e gli stili di vita, ma anche unendosi in famiglie e avendo discendenti comuni.
Lungi dall’essere antagonisti, i due gruppi si sarebbero quindi mescolati liberamente.
“Ci aspettavamo un certo grado di mescolanza tra le due popolazioni”, afferma Michael Hofreiter, professore di genomica a.Potsdam. “Tuttavia, siamo rimasti affascinati dall’alto livello di integrazione tra le due comunità, ricostruito dai dati di cui siamo venuti in possesso grazie al DNA antico”.
I risultati dello studio hanno prodotto elementi decisivi per la risoluzione dell’annosa questione su come fosse avvenuta la cosiddetta transizione neolitica, quel periodo della preistoria in cui le popolazioni abbandonarono gradualmente la caccia e la raccolta per dedicarsi all’agricoltura.
I ricercatori tedeschi hanno sequenziato quattro genomi umani da resti fossili rinvenuti nel territorio della odierna Romania; tre individui risalenti a 8800 anni fa e uno a 5400 anni fa.
Dall’analisi delle ossa petrose, la parte dura del cranio dietro l’orecchio, che “conserva il DNA migliore” – per dirla con Hofreiter – è stato osservato che i tre individui di oltre 8000 anni erano cacciatori-raccoglitori, mentre il quarto, più recente, è risultato, geneticamente, per il 60 per cento cacciatore-raccoglitore e per il 40 per cento contadino anatolico.
La conclusione è stata che, in questa parte d’Europa, le due popolazioni non solo si scambiavano oggetti e idee, ma avevano rapporti e si riproducevano.
“I genomi studiati – sostiene Hofreiter – mostrano molto mescolamento genetico, il che implica un alto livello di integrazione tra individui molto diversi. E’ la prima volta che i cacciatori-raccoglitori e gli agricoltori hanno dato prova di mescolanza”.
Lo studio chiarisce i meccanismo della rivoluzione agricola nell’Europa neolitica, uno dei progressi più profondi della storia umana, iniziato circa 10mila anni fa nel Vicino Oriente e sviluppatosi gradualmente, con tempi diversi, in tutto il continente.
Prove precedenti suggerivano che la transizione neolitica nell’Europa occidentale si fosse verificata soprattutto attraverso il movimento di individui, mentre la diffusione delle culture avrebbe svolto, in realtà, un ruolo ben più importante, man mano si procedeva verso est, verso le attuali Lettonia e Ucraina.
Nel nuovo studio, i ricercatori si sono concentrati sul bacino del Danubio in territorio rumeno – la regione-cerniera tra queste due aree – producendo alcune delle prove archeologiche più convincenti, tra artefatti, siti di sepoltura e diete, riguardo il rapporto tra gli agricoltori in arrivo e i cacciatori-raccoglitori locali.
I dati hanno rivelato che gli antichi rumeni possedevano un patrimonio genetico significativo legato ai cacciatori-raccoglitori dell’Europa occidentale, ma anche una parte ereditata dagli agricoltori anatolici.
E’ stato anche possibile accertare, con il sostegno dell’analisi ossea, che le due popolazioni avrebbero beneficiato di una vasta gamma di diete, non legate allo stile di vita esclusivo dell’uno o dell’altro gruppo.
“Abbiamo potuto osservare una crescente miscelazione di cacciatori-raccoglitori e agricoltori, procedendo verso l’Est e verso il nord Europa”, afferma Hofreiter.
Le comunità di cacciatori-raccoglitori, tipicamente nomadi, andavano trasformandosi in comunità agricole stanziali, con effetti diretti sull’alimentazione e sugli stili di vita, ma soprattutto sulla loro struttura sociale, che volgeva gradualmente verso l’aggregazione e la costruzione di villaggi, con la conseguente nascita del concetto di ‘territorio’ di appartenenza e di una nuova forma di convivenza, fondata sugli scambi commerciali tra le popolazioni.