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Malattie di origine animale: per la FAO c’è bisogno di “un’unica salute”

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 16.12.2013

La FAO ha pubblicato  oggi il rapporto World Livestock 2013: Changing Landscapes Disease. L’oggetto del rapporto è la gestione delle malattie a livello globale  a fronte di un aumento della popolazione, un’espansione dell’agricoltura dell’allevamento, nonchè della globalizzazione e dei cambiamenti climatici. La soluzione, per la FAO, potrebbe arrivare dall’approccio “un’unica salute”: “guardando all’interazione tra fattori ambientali, salute degli animali e salute umana e facendo sì che professionisti della salute umana, veterinari, sociologi, economisti, ecologi lavorino insieme nell’ambito di un quadro olistico” spiega la FAO in un comunicato.

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Animali, uomo ambiente. Tre ambiti che per la FAO devono interfacciarsi in maniera stretta per riuscire a monitorare e trovare soluzioni che proteggano la salute di tutti, animali, uomini ed ecosistemi. 

“Il 70% delle nuove malattie, che sono emerse negli esseri umani negli ultimi decenni, sono di origine animale e, in parte, direttamente connesse con la ricerca umana di maggior cibo di origine animale,” si legge nel  rapporto.

“Il bestiame e la fauna selvatica sono maggiormente  in contatto, e noi stessi siamo a contatto con animali molto più che in passato”, ha affermato Ren Wang , Vice Direttore generale della FAO, del Dipartimento Agricoltura e tutela dei consumatori. 

“Ciò significa che non possiamo affrontare la salute umana, la salute animale e la salute degli ecosistemi in modo isolato gli uni dagli altri – dobbiamo guardare a loro nell’insieme, e affrontare le cause della comparsa della malattia, la sua persistenza e diffusione, piuttosto che semplicemente combattere contro le malattie dopo che sono emerse”, ha aggiunto. 

Il panorama, si evince dal rapporto, è sempre più complesso, con i paesi in via di sviluppo che devono monitorare una situazione di crescita in cui malattie del bestiame domestico possono intecciarsi con le patologie della fauna selvatica e trasmettersi all’uomo. La globalizzazione permette un nuovo diffondersi di patogeni finora mai accaduta. Inoltre i cambiamenti climatici favoriscono la resilienza di alcuni patogeni e gli antibiotici hanno sempre meno effetto. Inoltre  ad una crescita demografica non segue un miglioramento delle strutture igienico sanitarie.

Il nuovo studio della FAO si concentra in particolare su come i cambiamenti nel modo in cui gli esseri umani allevano e commerciano gli animali hanno avuto effetti su come le malattie emergono e si diffondono. 

“In risposta alla crescita della popolazione, all’aumento dei redditi e all’urbanizzazione, l’alimentazione e l’agricoltura del mondo hanno spostato l’attenzione principale dalla fornitura di cereali al bestiame e ai prodotti della pesca per fornire una dieta sempre più ricca di proteine ​​animali, fa notare World Livestock 2013

Mentre la produzione di bestiame fornisce una serie di vantaggi economici e nutrizionali, la rapida crescita del settore ha generato una serie di problemi di salute. 

Il rischio che agenti patogeni animali passino agli esseri umani varia notevolmente a seconda del tipo di produzione animale e la presenza o meno di infrastrutture e servizi di base. 

Gli approcci proposti da FAO

“Le tante sfide che presentano le malattie discusse in questa pubblicazione richiedono una maggiore attenzione alla prevenzione”. “Un approccio alla gestione del rischio come affrontato sinora non è più sufficiente.” 

Per raggiungere questo obiettivo, la FAO sostiene l’approccio “un’unica salute” – guardando all’interazione tra fattori ambientali, salute degli animali e salute umana e facendo sì che professionisti della salute umana, veterinari, sociologi, economisti, ecologi lavorino insieme nell’ambito di un quadro olistico. 

Allo stesso tempo, “la salute del bestiame è l’anello debole della nostra catena di salute globale. La malattia deve essere affrontata alla fonte – in particolare negli animali”. 

Il rapporto della FAO individua quattro fronti principali d’intervento: 

• Ridurre gli oneri per gli esseri umani e per gli animali delle malattie endemiche derivanti dalla povertà 
• Affrontare le minacce biologiche provocate dalla globalizzazione e dal cambiamento climatico 
• Fornire gli alimenti di origine animale più sicuri, quelli provenienti da una zootecnia sana.   
• Impedire che gli agenti patogeni passino dalla fauna selvatica agli animali domestici e all’uomo. 

In particolare, l’agenzia ONU raccomanda che la raccolta di maggiori informazioni sull’origine delle malattie animali diventi la priorità assoluta, e le analisi conseguenti si concentrino  sul miglioramento delle misure di valutazione del rischio e di prevenzione. 

C’è infine bisogno di meccanismi più forti per lo scambio internazionale delle informazioni sulle malattie degli animali in generale, così come sulle migliori pratiche di allevamento del bestiame e la gestione dei rischi per la salute degli animali, nell’ambito della strategia “Un’unica salute”.  

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