La fusione dell’Artico non è la causa principale della diminuzione di salinità nelle acque dei mari del Nord. E’ la Corrente del Golfo, semmai, che ha portato meno sale.
Questo è quanto afferma un nuovo studio, pubblicato su Nature Geoscience, con cui viene documentato che il motivo della diminuzione di temperatura dei freddi mari settentrionali, a partire dal 1950, è da ricercarsi nelle acque dell’Atlantico, divenute meno saline, anzichè nell’affluenza di acqua dolce dall’Artico.
“Questa è una osservazione importante, in quanto mostra anche che la Corrente del Golfo non è assolutamente in procinto di arrestarsi, come qualche scienziato aveva temuto.
L’arresto della Corrente era una preoccupazione remota, collegata al cambiamento climatico in atto, un evento estremo i cui effetti apocalittici erano stati resi famosi soprattutto dal film ‘The Day after Tomorrow’”, afferma Tor Eldevik, docente di Oceanografia presso l’Università di Bergen e ricercatore presso il Centro Bjerknes di Bergen, in Norvegia.
Era opinione comune tra gli studiosi che i mari settentrionali si fossero raffreddati notevolmente dal 1950 in poi, per la concomitanza di due fenomeni: un maggior apporto di acqua dolce ad opera dei fiumi e di acqua di fusione dei ghiacci artici.
La diminuita salinità e la temperatura più fredda delle acque dolci provenienti dall’Artico sono state fonte di preoccupazione per le ripercussioni che avrebbero potuto avere sul clima, evocando lo spettro di un eventuale ostacolo al braccio artico della Corrente del Golfo e di un blocco della circolazione oceanica tale da far temere l’inizio di una nuova èra glaciale.
Eldevik è co-autore dello studio con cui Mirjam Glessmer e altri colleghi del Centro Bjerknes mostrano che il cambiamento dei mari settentrionali è il punto di arrivo di un cambiamento nel sistema climatico globale.
I ricercatori del Centro Bjerknes hanno, di fatto, analizzato le osservazioni disponibili dal 1950 in avanti e hanno concluso che il basso contenuto di sale dei mari del Nord si spiega con la variata salinità del ramo artico della Corrente del Golfo in arrivo da Sud.
La modalità di funzionamento del sistema è stata anche verificata con un modello numerico dell’oceano, servendosi anche di analisi delle influenze atmosferiche relativamente al periodo in esame.
Sembra che esistano diverse ragioni per la diminuzione di temperatura delle acque di provenienza meridionale. La spiegazione prevalente è un generale aumento di precipitazioni sul Nord Atlantico, da imputare sicuramente al cambiamento climatico globale. Questo contributo di acque dolci va ad incrementare, riducendone la salinità, la Corrente del Golfo e di conseguenza viene trasportato dai Tropici verso nord.
L’analisi di Glessmer e colleghi dimostra ulteriormente – e in linea con quanto detto sopra – che il deficit di sale nei mari settentrionali non interessa poi soltanto uno strato superficiale di acqua dolce.
L’anomalia di bassa salinità iniziata nel 1950, è distribuita in tutta la massa d’acqua a seguito del ribaltamento settentrionale della Corrente del Golfo, dalla corrente di acqua superficiale calda alle acque profonde fredde.
Lo studio ha importanti implicazioni pratiche. Il Centro Bierkness sta attualmente sviluppando il ‘Norvegian Climate Prediction Model’ ossia un ‘Modello norvegese di previsione del clima’ su una scala di tempo stagionale e decennale.
“Il nostro studio documenta come i cambiamenti su larga scala del nostro clima marino giungano, per mezzo della Corrente del Golfo, nei mari settentrionali.
Questa osservazione suggerisce che dallo studio del clima marino si possa prevedere, a breve, quanto tempo impieghi una variazione climatica che si va spostando verso nord”, conclude Eldevik.