E’ stato bocciato da una commissione governativa il progetto di 38 pale eoliche a largo dell’isola di Pantelleria, in Sicilia. Il progetto aveva incontrato molte resistenze da parte degli ambientalisti, in quanto la zona è particolarmente delicata dal punto di vista ambientale. Anche gli ambienti politici e civili trapanesi (della cui provincia Pantelleria fa parte) e la Regione Sicilia erano contrari al progetto. Ora il pericolo sono le trivellazioni petrolifere.
La Commissione tecnica per la verifica dell’impatto ambientale del ministero dell’Ambiente ha espresso parere negativo sulla compatibilità ambientale del progetto di una “Centrale eolica off-shore Banco nel mare di Pantelleria e Banchi Avventura”, presentato dalla Four Wind. La decisione è stata presa insieme alla Regione Siciliana che, attraverso l’assessorato al Territorio e ambiente, fa parte della commissione. Tra le motivazioni quelle riguardanti l’appartenenza delle zone interessate alla rete Ue “Natura 2000” per la protezione degli habitat, ma anche le eventuali ripercussioni sull’ economia ittica e il rischio sismico.
Tutti soddisfatti, dall’assessore regionale al Territorio e ambiente, Gianmaria Sparma, che ha dichiarato che “questo pronunciamento conferma la correttezza della nostra posizione in linea con quanto già deciso dalla Giunta di governo che ha espresso una netta contrarietà al rilascio di autorizzazioni di impianti off-shore nel mare Mediterraneo nel tratto prospiciente le coste siciliane”, a Greenpeace, che dice di essere a favore dell’energia eolica, ma che specificamente questo progetto avrebbe messo a serio rischio un ecosistema unico.
Ora però Greenpeace rilancia, dichiarando che queste aree devono essere tutelate anche dalle trivellazioni petrolifere. La Northern Petroleum ha infatti annunciato di voler fare delle esplorazioni nei prossimi mesi proprio a nord di Pantelleria, sfruttando le autorizzazioni già in suo possesso per fare ricerche petrolifere.
“Siamo pienamente soddisfatti dalla decisione di bloccare questo folle impianto off-shore, ma questo non basta! Se il ministero dell’Ambiente vuole davvero proteggere l’area deve fermare subito ogni progetto di trivellazione petrolifera – afferma Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace – Il Canale di Sicilia è un’area particolarmente ricca di biodiversità, unica nel Mediterraneo, che per troppo tempo è stata depredata, anche da una pesca eccessiva. È ora di tutelarla con una riserva marina”.
Il Canale di Sicilia è stato riconosciuto lo scorso giugno, dai Paesi aderenti la Convenzione di Barcellona, come un’area particolarmente sensibile e da tutelare. Ad oggi però il Ministero non ha preparato nessuna proposta per includerla in una rete di riserve marine d’alto mare che i Paesi del Mediterraneo si sono impegnati a istituire inizialmente entro il 2012.