Un finto ordigno esplosivo è stato ritrovato sul traliccio della sede sarda dell’Alcoa, l’azienda produttrice di alluminio che ha deciso di chiudere gli impianti produttivi in Italia a causa di una razionalizzazione della produzione.
Quindi non si trattava di gelatina o altro materiale esplosivo e non era presente alcun detonatore. Gli otto candelotti ritrovati sotto al traliccio dell’Alcoa non potevano assolutamente esplodere, ha detto il comando di polizia di Portovesme. Si è trattato solo di un atto dimostrativo ben simulato, hanno detto gli artificieri della polizia.
L’ordigno era ben confezionato ed ad a prima vista poteva sembrare vero. Inoltre i fili sembravano portare ad un innesco, che però era finto.
La scoperta dell’involucro è avvenuta grazie ad una segnalazione anonima ad un’agenzia dell’Ansa. Il pacco è stato trovato secondo le indicazioni ai piedi di un traliccio della società Tetra, nella zona dello stabilimento Alcoa a Portovesme.
Chiusura degli impianti
Intanto è terminata la protesta di tre operai dell’Alcoa a 70 metri d’altezza, uno dei quali aveva problemi cardiaci. Lunedì 10 settembre ci sarà una riunione al ministero a Roma, per capire se è possibile evitare lo spegnimento contemporaneo delle 85 celle elettrolitiche, originariamente previsto per ieri. L’azienda ha promesso di attendere l’esito del vertice.
Nel frattempo ci sono due interessati allo stabilimento di produzione di alluminio, la Klesch e la Glencore. L’Alcoa sta trattando con la prima, mentre il governo italiano con la seconda. L’Alcoa, intanto, si dice pessimista su un eventuale accordo e dice di non vedere un’evoluzione nelle trattative di cessione dell’impianto.