Ulugh Beg, Samarkanda. Foto: Michel Benoist. Fonte: Wikipedia
L’Unesco ha lanciato nei giorni scorsi un’iniziativa sul web di grande pregio: si tratta del Portale dell’Eredità Astronomica.
L’eredità astronomica è legata ai siti antichi e moderni che hanno unito l’uomo al cielo, attraverso l’osservazione. Ognuno di questi luoghi è testimonianza di una cultura, è legato a dei precisi momenti storici, a dei personaggi ed a filoni culturali che l’Unesco ha deciso di preservare.
Il cielo è ciò che da sempre e per sempre sovrasta le nosre esperienze: non possiamo non rivolgergli lo sguardo. In esso vediamo rispecchiati i nostri sogni, li rilanciamo, o ci perdiamo a contemplare le più profonde domande sull’uomo e i più grandi misteri. Oggi guardare l’mmenso spazio, con i progetti delle missioni umane della NASA su Marte potrà far pensare molti alla colonizzazione da parte dell’uomo dell’Universo.
Jantar Mantar, Jaipur Foto: Hans A. Rosbach. Fonte: Wikipedia
Ciò che è importante è che il nostro modo di guardare il cielo ci dice del nostro modo di relazionarci con le cose. è una testimonianza di un pensiero e di una cultura. Questa è l’eredità archeologica.
Un esempio è la Torre Einstein a Postdam, in Germania, costruita nel 1929, che combina qualità architettoniche e scientifiche. Dunque non è solo un sito in sè in quanto osservatorio astronomico che ha valore, ma tutto il mondo culturale che gli gira attorno.
L’osservatorio di Ulugh Beg, a Samarcanda, in Uzbekistan, è un esempio di rafforzamento reciproco dei valori provenienti da diversi campi della storia culturale-urbana, sociale e politica, dalla storia dell’architettura e della decorazione, delle pratiche culturali nel campo delle arti, in Asia centrale durante il 15° secolo.
Un altro esempio è l’osservatorio del 18° secolo Jantar Mantar di Jaipur, in India, inserito nella lista del Patrimonio Mondiale nel 2010, in cui sono raccolti diversi aspetti di valore che si sovrappongono in un unico immobile. Ugualmente il Dengfeng Observatory in Cina, anch’esso patrimonio dell’Unesco dal 2010, fa parte di un grande sito in cui sono compresi 13 templi, torri, un monastero, e giardini.
Einstein Tower, Potsdam, Germania
Per gli antichi scrutare il cielo poteva voler dire predire il futuro. E’ per questo che all’architettura degli osservatori sono legati simboli particolari che ci dicono di contesti culturali e di relazioni speciali con la cupola celeste.
Il senso di osservare questi luoghi nel corso della storia ci dà la misura di cosa fosse importante, di quale fosse la prospettiva predominante, se quella religiosa, quella magica, quella scientifica, astrologica o astronomica.
Ecco cosa scrive l’Unesco sul significato di “scienza” in ambito astronomico: “Ciò solleva la questione del significato del termine ‘scienza’, sia come semplice terminologia sia come più complessa questione epistemologica. Si può prevedere, di fatto, una dicotomia diretta tra ‘razionale’ secondo i moderni metodi di indagine (definizione ristretta della scienza) e ogni tentativo di comprendere la natura della percezione del mondo della vita, imponendo una sorta di struttura cognitiva su di essa (definizione ampia). Tuttavia, a un livello più sottile la questione di ciò che costituisce ‘scienza pura’ in astronomia rimane estremamente aperta e dipendente dal contesto. E’ certamente legato alla questione di predire il futuro ed è anche collegata con la cosmologia (in senso antropologico) e con la religione e l’ideologia. La questione generale di ciò che costituisce la scienza ‘pura’ o astronomia ‘pura’ è rilevante, in quanto aiuta a definire le modalità di collegamento tra le credenze astronomiche e la pratica e il loro contesto sociale e culturale e, quindi, porta a più efficienti modi di comprendere il valore dei siti del patrimonio, con una relazione all’astronomia.”