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L’Italia principale porta d’ingresso dell’Europa

Scritto da Chiara Pane il 15.06.2011

Sbarchi a LampedusaL’Italia conquista il primato europeo per numero di ingressi illegali. Ed è soprattutto il Mediterraneo che oggi gli aspiranti immigranti attraversano per raggiungere le coste Europee.

A causa dei massicci e continui sbarchi, che dall’inizio dell’anno si registrano nella piccola isola siciliana di Lampedusa, l’Italia è diventata la principale porta d’ingresso dell’Europa, lo ha affermato Frontex, l’Agenzia di sorveglianza delle frontiere esterne dell’UE.
Dall’inizio dell’anno, corrisposto con lo scoppio delle rivolte in Nord Africa, le persone intercettate a largo delle coste siciliane sono state oltre 22 mila e l’Italia ha superato la Grecia per numero di ingressi illegali. Nel 2010, la frontiera greco-turca era diventata la principale porta di ingresso dell’immigrazione illegale nell’UE, in particolare per il blocco negli anni precedenti degli ingressi tramite Spagna e Italia.

È infatti da notare come negli anni ’90 i punti d’ingresso preferiti dagli aspiranti immigranti erano lo stretto di Otranto che separa l’Italia dall’Albania e lo stretto Gibilterra fra Spagna e Marocco. Il primo lungo 70km ed il secondo solo 14 km sono stati attraversati da milioni di persone con il desiderio di approdare in Europa. A causa dell’aumento vertiginoso del numero di immigrati che attraversavano il Mediterraneo, Spagna e Italia optarono per quella che può essere definita “militarizzazione” delle coste, attraverso il dispiegamento di forze di sicurezza paramilitari e militari per lottare contro l’immigrazione illegale. Fra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’00 le forze di polizia con status militare che in Italia sono rappresentate dalla Guardia di Finanza e in Spagna dalla Guardia Civil, hanno subito un aumento del personale, della forza aerea, della flotta navale e del budjet investito per milioni di euro. I dati forniti dai rapporti della Guardia di Finanza mostrano come da un personale di 52.280 nel 1989 si sia arrivati a 66.983 nel 2000 e nello specifico il personale navale sia passato da 4800 nel 1989 a 7000 nel 1999.I due stati Europei si sono inoltre adoperati per stipulare accordi, rispettivamente con Albania e Marocco, per cercare di limitare il fenomeno. Bilateralmente si optò per il pattugliamento congiunto delle coste; vennero firmati vari documenti per il rimpatrio; si rafforzarono le agenzie di sicurezza interna per cercare di limitare il numero delle partenze. Per di più Italia e Spagna distribuirono strumenti ad altissima tecnologia come radar per il pattugliamento del mare.

Purtroppo però, piuttosto che diminuire il numero degli aspiranti immigrati, queste politiche hanno avuto degli effetti devastanti. A causa delle sempre crescenti difficoltà per attraversare i due stretti senza essere intercettati dalle forze di polizia, gli aspiranti immigranti iniziarono a rivolgersi con maggiore frequenza ad organizzazioni criminali che ne hanno fatto un vero e proprio business lucrativo aumentando sempre di più i prezzi del viaggio della speranza. L’International Centre for Migration Policy Development ICMPD, dimostra come un viaggio Albania-Italia che nel 1995 costava intorno ai US$500-750 nel 2000 si aggirava fra i US$3.000 e i US$5.000.
Altra conseguenza fu il “cambiamento di rotta”. Difatti, dall’inizio degli anni ’00 i maggiori punti d’ingresso in Europa sono divenuti il Canale di Sicilia e la via fra le isole Canarie, attraversate da barconi e gommoni sempre meno sicuri. I viaggi verso l’Europa sono sempre più pericolosi, anche a causa delle nuove rotte ed il Canale di Sicilia è diventata la tomba centinaia di persone.

Oggi l’attenzione è tutta rivolta verso Lampedusa ed il Canale di Sicilia, poiché a causa delle rivolte in Nord Africa e soprattutto della guerra in Libia è divenuto il maggiore punto di transito per tutti gli africani che cercano di raggiungere l’Europa. Non solo Nord Africani, ma anche e soprattutto persone provenienti dai luoghi in guerra dell’Africa sub-sahariana si imbarcano nel coste libiche per arrivare in Sicilia.

La situazione, soprattutto per la perdita di vite umane è sempre più disastrosa e l’unico modo per riuscire a frenare queste ondate non è quella di impegnarsi con navi militari ma quella di garantire migliori condizioni di vita li nei Paesi da quali provengono. La diminuzione della povertà e la fine dei conflitti rimangono le uniche vere e auspicabili soluzioni.

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