Studiando i meccanismi ormonali dell’obesità i ricercatori del Cnr sono riusciti ad individuare alcuni circoli viziosi che si instaurano con l’obesità che, se opportunamente bloccati, potrebbero invertire la relazione che continua far mangiare in eccesso anche quando non ce ne è un’effettiva necessità. La ricerca ha evidenziato che gli stessi meccanismi sono legati anche ad altre patologie come ipertensione, cardiopatie, ansia e insonnia intermittente.
Lo studio è stata condotto dall’Endocannabinoid Research Group (Erg) dell’Istituto di cibernetica ‘Eduardo Caianiello’ (Icib) e dall’Istituto di chimica biomolecolare (Icb) del Cnr di Pozzuoli ed è stato pubblicato su Pnas.
I ricercatori hanno concentrato la loro attenzione sullo studio dei neuroni orexinergici, che regolano l’appetito e il sonno. L’orexina, un ormone, spinge il corpo a mangiare, la leptina, un altro ormone, comunica invece che si è ingerito cibo a sufficienza. I ricercatori hanno dimostrato che nei topi obesi viene rilasciata più orexina, e quindi i topi mangiano di più. Ma accumulandosi tessuto adiposo e rilasciando più leptina, il corpo sviluppa una resistenza contro la leptina. Questo meccanismo complessivamente genera un circolo vizioso.
“Il senso di fame o, viceversa, quello di sazietà sono regolati da specifici ormoni quali l’orexina – un ormone che spinge il corpo a mangiare e in generale ad assumere comportamenti legati alla ricerca di cibo – e la leptina, che invece comunica al cervello che l’apporto di cibo è stato sufficiente”, spiegano Luigia Cristino dell’Icib-Cnr e Vincenzo Di Marzo dell’Icb-Cnr, autori della ricerca.
“Quello che accade nei soggetti obesi, tuttavia, è che il tessuto adiposo in eccesso produce quantità maggiori di leptina, fino al punto che il cervello sviluppa una vera e propria ‘resistenza’ a essa, fenomeno alla base del circolo vizioso per cui si continua a mangiare, e si ingrassa perché la comunicazione tra periferia e cervello è interrotta”.
“Abbiamo confrontato l’attività dei neuroni che producono orexina in topi normopeso e obesi, rilevando che, in questi ultimi, si attiva maggiormente un particolare recettore cannabinoide che provoca un incremento del rilascio di orexina”, proseguono i ricercatori.
Dopo aver messo in evidenza il circolo vizioso, gli autori sono stati in grado di dimostrare che bloccando i recettori dell’orexina si può interrompere la serie di reazioni. Non solo, sembrerebbe che gli stessi meccanismi siano attivi in altre patologie come ipertensione, cardiopatie, ansia e insonnia intermittente: per questo lo studio potrebbe avere in futuro delle vaste applicazioni farmacologiche.
L’obesità viene spesso descritta come una pandemia: ad oggi interessa 150 milioni di adulti in Europa ed è connessa con altre malattie come il diabete, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari, gli stati d’ansia e i tumori.