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Influenza suina: studi su casi umani di infezione da virus A negli USA

L’evoluzione del virus in un ceppo a cui gli esseri umani non sono immuni è direttamente proporzionale alla frequenza con cui i virus influenzali si trasmettono: questa rappresenta la maggiore fonte di preoccupazione tra gli scienziati che monitorano costantemente le infezioni di tipo virale.

Scritto da Nadia Fusar Poli il 26.10.2012

Due mesi fa, una donna 61 enne dell’Ohio è morta in seguito a complicazioni dell’influenza suina. Si tratta della prima vittima legata ad una variante del virus influenzale A H3N2 (H3N2v). Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) la donna aveva  avuto contatti diretti con suini in occasione di una fiera locale, nella contea di Butler. La maggior parte dei suini esaminati,  risultati positivi al virus, non mostrava segni esteriori della malattia.

I ceppi influenzali identificati nei suini coinvolti in questo studio includono i virus H1N2 e H3N2 – ceppi che circolano nei suini dal 1998. Nel 2011, tutte i virus isolati nei maiali presenti alle fiere agricole contenevano un gene dal ceppo della pandemia di H1N1del 2009, simile al ceppo H3N2v che sarà responsabile della malattie di quest’anno nell’uomo. I test genetici hanno confermato che i virus che si trovano negli esseri umani sono quasi identici a quelli presenti nei suini, ed entrambi hanno il gene M dal virus pandemico H1N1. Anche se questo dato da solo non deve rappresentare un motivo di panico, mostra tuttavia quanto rapidamente i virus influenzali possono cambiare.

In un secondo studio condotto sotto la supervisione di Andrew Bowman, l’autore principale di tale indagine, i ricercatori hanno confrontato le sequenze genomiche del virus dell’influenza A in suini e soggetti umani. L’analisi ha messo in evidenza una somiglianza genetica superiore al 99 per cento tra i virus, confermando di fatto che i maiali e gli esseri umani erano stati infettati dallo stesso virus. “Questo studio presenta chiare prove molecolari che i suini e gli esseri umani sono stati infettati in modo concomitante dallo stesso ceppo del virus influenzale A in una contea dell’Ohio nella  fiera nel luglio del 2012”, ha commentato  Bowman.

Dal 28 luglio al 25 settembre 2012 di quest’anno, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno confermato 107 casi umani di influenza H3N2v in vari stati americani e soprattutto in Ohio, la maggior parte dei quali legati all’esposizione a maiali durante le fiere agricole, un’importante vetrina ed evento per gli espositori . Nonostante in moltissimi pazienti affetti da H3N2v la sindrome influenzale (ILI) si sia manifestata in modo lieve e auto-limitante, per 11 soggetti in Ohio (ovvero il 69% di tutti i casi di H3N2v ospedalizzati negli USA) è stato necessario il ricovero in ospedale. Una donna di 61 anni è deceduta per complicanze dovute alla concomitante presenza di malattie croniche. 

L’evoluzione del virus  in un ceppo a cui gli esseri umani non sono immuni è direttamente proporzionale alla frequenza con cui i virus influenzali si trasmettono: questa rappresenta  la maggiore fonte di preoccupazione tra gli scienziati che monitorano costantemente le infezioni di tipo virale. Il gruppo di ricerca ha offerto potenziali strategie di riduzione del rischio, indirizzate soprattutto a quei soggetti il cui sistema immunitario è già parzialmente compresso: ad esempio, sarebbe opportuno evitare di partecipare alle fiere agricole che si tengono in questa stagione o entrare direttamente nelle stalle dei suini e, soprattutto,  provvedere alla vaccinazione per l’influenza causata dai virus di tipo A, che infetta di solito le vie respiratorie.  L’influenza suina mostra in genere segni clinici simili a quelli riscontrabili nell’uomo: secrezione nasale, tosse, febbre, letargia e mancanza di appetito.

Bowman ha osservato che i risultati dei due studi sollevano nuove domande: in che modo questi virus raggiungono le fiere? Che cosa si può fare per ridurre il rischio per gli animali e le persone? E ancora:  le infezioni vanno in una sola direzione, ovvero dai maiali agli esseri umani? 

I membri del programma di ricerca stanno continuando a monitorare la proprietà antigenica e genomica del virus di tipo A dell’influenza nei suini.”E ‘possibile che gli esseri umani stiano infettando i maiali. La stirpe dei ceppi H3N2 che vediamo nei suini può essere fatto risalire all’ influenza umana stagionale del 1990 “, ha detto Bowman. “La trasmissione dei virus influenzali dall’uomo ai suini  ha il potenziale di influenzare significativamente la salute suina”. Egli ha inoltre osservato che il virus A  non è considerato un rischio per la sicurezza alimentare se la carne di maiale è cucinata in modo corretto.  Nel frattempo il Dipartimento dell’Agricoltura dell’Ohio ha chiesto che, da parte degli espositori delle fiere,  vengano adottate le necessarie precauzioni. Tutte le fiere in cui sono esposti animali, suini in particolare, sono monitorate  e controllate da veterinari presenti in loco.

 

Questo lavoro di ricerca è stato sostenuto dal Centers of Excellence for Influenza Research and Surveillance of the National Institute of Allergy and Infectious Diseases, dal Center of Excellence for Influenza Research and Surveillance del Minnesota e dal Department of Agriculture Animal and Plant Health Inspection Service’s National Veterinary Services Laboratories degli Stati Uniti. Il risultato dello studio è stato pubblicato sulla rivista Emerging Infectious Diseases.

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