Intorno agli 80 milioni anni fa, durante il Cretaceo, l’ultimo periodo dell’Era Mesozoica, vissero gli ultimi tipi di dinosauri, la cui comparsa aveva resistito fino all’estinzione, durante l’evento K-T, dell’intero gruppo dei grandi rettili.
Si trattava di una compagine di esemplari di dimensioni variabili dai sei ai dodici metri di lunghezza e del peso all’incirca di 4000-4500 chili, la cui caratteristica più significativa era la presenza di una poderosa corazza, formata da piastre ossee, che ricoprivano tutto il loro corpo, dalla forma tozza, con quattro zampe corte e una lunga coda, provvista anch’essa di un osso enorme, forse una gigantesca mazza che molto presumibilmente doveva avere una funzione difensiva, dal momento che gli Arkilosauri erano tutti erbivori.
Questa caratteristica corazza è valsa loro l’appellativo di ‘carri armati’ del Mesozoico e l’aspetto doveva ricordare – a proporzioni ovviamente ingigantite – gli attuali armadilli.
Fosssili di Ankylosaurus furono rinvenuti, per la prima volta, nel 1908 negli Stati Uniti (Wyoming e Montana ) e nello Stato di Alberta, in Canada) da un famoso paleontologo, Barum Brown, mentre nel 1996 numerose impronte furono scoperte in Bolivia.
Non si sa molto di questo gruppo di dinosauri ornitischi, ma il rinvenimento dei loro corpi, quasi sempre rivolti ‘a pancia in su’, ha destato qualche curiosità sul motivo della strana giacitura delle carcasse.
Ora, uno scienziato del Canadian Museum of Nature ha forse chiarito questo mistero di lunga data, escludendo diverse teorie – in competizione tra loro – che vedevano come fattori determinanti o la goffaggine dei movimenti o gli effetti della predazione o altro ancora.
Il dr Jordan Mallon, paleontologo, si sente di affermare che questa giacituta sarebbe il risultato di un fenomeno chiamato ‘bloat and float’, secondo cui le carcasse gonfie degli Ankilosauri sarebbero finite nei fiumi, ruotando verso l’alto e rimanendo stesi sul dorso a causa del peso della loro pesante armatura, per poi galleggiare, trasportati a valle dalla corrente d’acqua.
I resti sarebbero stati depositati poi vicino alle rive, dove la decomposizione e quindi la fossilizzazione avrebbero mantenuto i resti dei dinosauri nella loro giacitura caratteristica.
Mallon ha esaminato 32 fossili di Ankilosauri dell’Alberta e i risultati dello studio, condotto in collaborazione con i colleghi Colleen McDonough e Jim Loughry, della Valdosta State University della Georgia e Don Henderson, del Museo di paleontologia di Drumheller,nell’ Alberta, sono stati pubblicati sulla rivista online Paleogeografia, paleoclimatologia, paleoecologia.
Mallon ha escluso le tre teorie che erano state formulate in precedenza e che lo stesso studioso riassume.
“Una teoria riteneva che gli Ankilosauri fossero semplicemente goffi nell’andatura e che, inciampando su se stessi o rotolando lungo i pendii, finissero per morire in quel modo”, racconta, obiettando che la loro esistenza in un arco di 100 milioni di anni non si conciliava affatto con le andature goffe e il successo evolutivo che avevano avuto.
Un’altra teoria vedeva questi grandi erbivori come vittime dei predatori tirannosauridi che, per cibarsi delle loro carni, li avrebbero rovesciati sul dorso per azzannare il loro ventre molle.
“Se fosse vero questo, dovremmo vedere segni di morsi, che invece non si sono notati che su un solo esemplare”.
La terza idea, proposta negli anni ’80, proponeva che le carcasse, marcendo, si gonfiassero, facendo accumulare gas nei corpi e allargando le membra, finchè gli animali rotolavano sulle schiene.
Per testare le tre teorie, McDonough e Loughry, esperti di armadilli attuali, durante l’estate del 2016 hanno studiato 174 esemplari di armadilli morti, non riscontrando alcuno degli effetti proposti.
La conclusione è stata che era valida la teoria del ‘bloat and float’ di Mallon, come spiegazione più logica dei fossili capovolti.
Per raggiungere questa convinzione, Mallon si è avvalso anche della collaborazione di Don Henderson, specialista nel comportamento degli animali in acqua.
I fossili di Ankylosaurus in America del Nord furono trovati nei depositi di canali fluviali, gli ambienti di questi animali nel Tardo Cretaceo, lungo la costa nota come Western Seaway.
Le simulazioni effettuate hanno dato pienamente ragione alla teoria di Mallon che valuta il caso come classica applicazione del metodo scientifico: esaminare ipotesi, testarle e poi escluderle una ad una.
“Quella che rimane è la spiegazione più probabile”, conclude lo studioso.