Grazie ad una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Nature è stato possibile non solo identificare le stelle più antiche del nostro Universo ma anche capire meglio tutti i mutamenti subiti dall’Universo dal Big Bang in poi. Gli studiosi e i ricercatori si sono chiesti com’era l’Universo che originò le prime stelle e hanno cercato le risposte a questa domanda proprio all’interno della Via Lattea.
Un gruppo di astronomi di varie nazionalità ha infatti scoperto che queste stelle “vecchie” di miliardi di anni si trovano proprio nella nostra galassia, la Via Lattea. Le più vecchie stelle scoperte sono di 7 miliardi di anni in più rispetto al Sole e sono caratterizzate da una quantità molto bassa di metalli. Esse scomparvero in seguito ad una ipernova, cioè un’esplosione stellare molto simile alla supernova ma che è in grado di rilasciare una quantità di energia almeno 100 volte superiore.
Come erano le prime stelle? Che metalli possedevano le stelle più antiche? Grazie agli studi effettuati si è visto che proprio queste stelle possiedono un minor contenuto di metalli, nello specifico hanno una grande quantità di idrogeno ma non di altri elementi. Questo perché tutti gli altri elementi, come l’ossigeno oppure il sodio si sono formati in un momento successivo, in seguito all’esplosione di queste stelle in supernovae.
Mediante l’utilizzo di telescopi molto potenti, come l’ANU Skymapper in Australia e il telescopio di Atacama, in Cile, gli astronomi hanno dapprima preso in esame 14.000 stelle da analizzare e studiare in modo dettagliato in modo da vedere la composizione di queste stelle.
In un secondo momento, il numero delle stelle studiate è stato ridotto sensibilmente fino ad arrivare a 23 stelle. Tra queste stelle si è trovata una stella che è la più povera di metalli, visto che possiede un decimillesimo della quantità di metalli del Sole.
Tuttavia, nonostante la scoperta delle loro bassissime quantità di metallo, non è stato possibile affermare con certezza che queste stelle si siano formate proprio agli albori dell’Universo, poiché esse potevano essersi formate molto più tardi, in altre parti della Galassia. Soltanto la vita di sette di esse poteva essere ricollegata al centro della Galassia. Uno dei co-autori dello studio, Andrew Casey dell’Istituto di astronomia di Cambridge ha infatti affermato che “Se si potesse comprimere tutto il ferro presente nel Sole alle dimensioni di un pugno, quello della stella record sarebbe meno di un’unghia”.
La difficoltà dello studio condotto da Andrew Casey (per il quale è “stato come cercare un ago in un pagliaio”) e gli altri astronomi ha portato ad affermare che è proprio al centro della nostra galassia, la Via Lattea, che si trovano stelle considerate molto antiche e che solo attraverso di loro si potrebbe capire qualcosa in più sull’Universo primordiale.