Dalle intercettazioni trapelate ieri attraverso il quotidiano ‘La Stampa’ emergono particolari importanti sugli eventi che hanno portato al naufragio della nave da crociera Costa Concordia a largo dell’Isola del Giglio, in pieno parco marino. Il quotidiano torna ad accusare la compagnia Costa di sapere dell’inchino. Costa smentisce nuovamente con un comunicato, riaffermando la responsabilità del comandante Schettino.
“Madonna ch’aggio cumbinato”: è quello che il comandante disse alle 21.45 e 22 secondi del 13 gennaio 2012, quando la Costa Concordia impattò contro uno scoglio dell’Isola del Giglio.
Il comandante Francesco Schettino presumibilmente aveva quindi già capito la gravità dell’incidente e le sue responsabilità. Nell’incidente morirono 32 persone.
L’anticipazione della perizia suppletiva sulla scatola nera della nave pubblicata da ‘La Stampa’ fornisce nuovi dettagli sui dialoghi avvenuti in plancia di comando e conferma alcune indiscrezioni. Il quotidiano torinese insiste sul fatto che la compagnia di navigazione sapeva del cosiddetto inchino che il comandante avrebbe effettuato a pochi metri dal porticciolo di Porto Giglio, una pericolosissima manovra che, per una nave così grande e piena di passeggeri, è assolutamente vietata dalle norme di navigazione marittima.
A stretto giro di posta la compagnia di navigazione ha risposto attraverso un comunicato stampa che smentisce la versione del quotidiano e ribadisce la responsabilità del comandante: “La scatola nera dimostra che la rotta decisa nel pomeriggio del 13 gennaio a Civitavecchia, e nota alla Compagnia, era una rotta consueta e di totale sicurezza (5 miglia di distanza dall’isola). Successivamente il comandante Schettino ha deciso di propria iniziativa di modificarla, e questo e’ agli atti, ma senza informare la Compagnia. Facciamo notare che la pianificazione del viaggio è una responsabilità assegnata in via esclusiva al Comandante, il quale ha anche la responsabilità di mantenere correttamente le relative comunicazioni e notifiche”.
Secondo ‘La Stampa’ però già alle 18.27, poco dopo la partenza da Civitavecchia, il comandante Schettino sapeva di voler fare l’inchino al Giglio: “amm’a fa’ l’inchino al Giglio” (andiamo a fare l’inchino al Giglio).
Dopo poco l’addetto alla cartografia dice al primo ufficiale: “Giova’, per la pratica hai avvisato?”.
E Schettino risponde: “Ah, per il passaggio al Giglio…”.
Alle 21.51 Schettino sembra già sapere della gravità dell’incidente. Parlando al telefono con il direttore della sala macchina, Giuseppe Pillon, ha detto infatti: “E allora stiamo andando a fondo praticamente, non l’ho capito?”. Tre minuti dopo, comanda di informare i passeggeri che “c’è stato un blackout”, senza riferire dell’impatto contro gli scogli. E alle 21.56 e 19 secondi, rivolto al manager delle emergenze di Costa Crociere, Roberto Ferarrini, confessa: “Roberto ho fatto un casino!”.
L’Isola del Giglio si trova nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, la più ampia area protetta dei mari europei. Inoltre l’Isola del Giglio è anche un sito di interesse regionale (SIR) e zona di protezione speciale (ZPS).
Voglio Rispondere al sig. saverio .. si aben chiaro che in questa faccenda non và colpevolizzato ogni singolo ma tutti quelli che sapevano. Guardi che gli irresponsabili sono a Napoli come in tutte le città del Mondo, anche lei potrebbe essere un irresponsabile quindi si limiti a parlare dei fatti e di SCHETTINO/uomo (o come lo vuole definire) per i fatti commessi e non per generalizare la popolazione. grazie e mi scusi..
Sia ben chiaro che non giustifico e difendo Schettino.
Ma mi sto veramente rendendo conto che non è l’unico colpevole.
Se posso fare un paragone : è come quando un corridore viene
scoperto fare uso di doping.La sua squadra prende subito le distanze dicendo che tutti hanno firmato un regolamento interno in cui si affermano puliti,e questo solo per coprire la squadra
che non deve essere implicata.Peccato però che la squadra stessa incentivi il doping.
A Schettino è successo la stessa cosa :Ha un regolamento scritto in cui è vietato fare l’inchino, ma a voce gli dicono
di farlo.Se succede il guaio,la colpa è solo sua.
Sono perfettamente daccordo col sig. Bruno, in Italia non mancano le leggi per condannare i colpevoli, ma è la magistratura che è inefficiente, lenta e faziosa. I tracciati dimostrano, qualora ce ne fosse bisogno, che il comandante Schettino si è comportato da perfetto napoletano irresponsabile e quindi dovrebbe stare in galera per moltissimi anni. Per colpa della nostra mancanza di giustizia, facciamo l’ennesima brutta figura agli occhi degli altri Stati che hanno avuto delle vittime in questa tragedia.
Dall’estero quando è naufragata la concordia, hanno subito detto perchè questo criminale era in libertà.
ma in italia è così, i criminali, in primis li abbiamo in parlamento, dove ci sono condannati che fanno i parlamentari, e sono tranquilli.
invece facciamo arrestare i nostri figli (i marò) perchè fanno il prorpio dovere.
facciamo dei referendum (massima espressione della democrazia) per abrogare dei privilegi e loro si fanno le leggi per ripristinarle, non solo, si fanno le leggi in modo che non possiamo scegliere le persone ed in maniera che nel parlamento abbiamo gente che ci può trascorrere tutta la vita, se questa è democrazia.
Mi domando, come mai il criminale stragista, comandante Schettino, non sta in galera e fa la bella vita? Perchè non è stato emesso l’ordine di arresto, e non è ancora iniziato il processo. Possibile mai che, nel nostro Paese, la magistratura è così lenta, tanto da mandare in prescrizione i reati più gravi, come quello della strage del Concordia? Per poter riavere la fiducia dei cittadini, nei confronti dei giudici, c’è bisogno di applicare la legge sempre e, in casi come questi, senza sconti di pena. E, in aggiunta, condannare gli autori delle stragi ad una pena severissima: cinque anni per ogni morto ucciso dalla manovra dello Schettino. Ma, siamo in Italia. Siamo nel paese in cui esiste la peggiore classe politica, anche rispetto alle repubbliche delle banane. Perciò le cose non vanno affatto bene. Che Dio ci aiuti e ci liberi dal male e dai malfattori.