Solo in quest’ultimo mese la stampa internazionale ha resi noti quattro avvenimenti, tre dei quali recentissimi.
Le immagini che arrivano da Tavares, Florida, mostrano una fitta coltre di fumo prendere lentamente possesso di un cielo rosso fuoco. Sono le conseguenze di un incendio esplosivo verificatosi la notte di lunedì scorso all’interno di un impianto di distribuzione di gas propano gestito dalla Blue Rhino. Le cause sono ancora da stabilirsi ed il bilancio presenta al momento diversi feriti, di cui almeno tre gravi, abitazioni evacuate nel raggio di un miglio e tanta paura, originata da uno scenario apocalittico di esplosioni incessanti.
Più silenziosa ma altrettanto grave è la situazione in Canada, dove a Cold Lake, nella provincia di Alberta, il greggio fluisce da pozzi di sabbie bituminose in maniera quasi inarrestabile. Proprio la tecnica adottata da questo impianto, che inietta nel terreno fluidi ad alta pressione in maniera simile al fracking, fa in modo che l’emulsione di bitume risalga incontrollata in superficie lungo le crepe create artificialmente, danneggiando in maniera irriversibile la vegetazione circostante. La prima perdita, che l’azienda canadese CNRL non è ancora riuscita a spiegarsi né a bloccare, risale al 20 Maggio e da allora sono 26mila i barili di materiale bituminoso raccolto, e 30 le tonnellate di vegetazione già rimossa.
Un ulteriore sversamento, durato all’incirca 24 ore, si è verificato lo scorso sabato in Thailandia. 50 mila litri di petrolio fuoriusciti accidentalmente mentre venivano trasferiti ad un oleodotto a 12 miglia dalle coste del distretto industriale di Map Ta Phut, inquadrano l’incidente come il quarto maggior sversamento nella storia della Thailandia. La marea di greggio ha presto raggiunto le coste della frequentatissima isola di Samet facendo scappare i turisti inorriditi, per poi dirigersi, secondo gli ultimi aggiornamenti, verso piccole isole nelle vicinanze. Nonostante il flusso sia ormai interrotto e le operazioni di pulizia già in corso, un ritorno alla normalità non sembra esattamente imminente, ed alle ovvie ripercussioni economiche da crollo di turismo nell’area si sommano gravi conseguenze ambientali: Ply Pirom, manager di Greenpeace Southeast Asia, teme un impatto sul pescato e possibili contaminazioni nella catena alimentare. Non si tratta però del primo incidente per la PTT, prima azienda di stato thailandese nel settore dell’energia. Mentre infatti una delle sue sussidiarie, la PTT Global Chemical, si configura stavolta come diretta responsabile, un’altra fu coinvolta nel disastro petrolifero del 2009 in Australia.
C’è poi chi una catastrofe l’ha già provocata, ed è corso ai ripari in maniera più o meno cristallina. Si tratta della ben nota Halliburton, che proprio in questi giorni ha ammesso di aver distrutto delle prove, nello specifico complesse simulazioni al computer, relative al terribile caso del 2010 nel Golfo del Messico, nell’ambito del quale ad 11 morti contati si aggiunsero milioni di barili di greggio dispersi in acqua, per un danno ecologico difficilmente quantificabile.
Volendo proseguire l’elenco, ci sarebbe l’incidente dello scorso 2 Luglio, di cui si è resa protagonista una piattaforma per la trivellazione offshore della Saipem, società facente capo al gruppo Eni, affondata a largo delle coste di Congo ed Angola, causando un disperso e sei feriti.
Eventi drammatici che è doveroso ricordare nella loro numerosità per provare solo a capirne l’impatto a livello globale, dietro ai quali si scorge talvolta una tragica fatalità, ma ben più spesso una mano imprudente o un budget esigente. Incidenti la cui durata è possibile misurare in ore e giorni, ma le cui conseguenze in termini di danno biologico, ambientale, distruzione di habitat si espandono sulla linea del tempo fino ad abbracciare l’arco di secoli.
Fonti:
http://www.huffingtonpost.com/2013/07/29/lake-county-florida-explosions_n_3673967.html
http://thinkprogress.org/climate/2013/07/29/2283411/tar-sands-oil-has-been-leaking-into-alberta-for-10-weeks-and-no-one-knows-how-to-stop-it/
http://www.theguardian.com/business/2013/jul/26/halliburton-destroying-gulf-oil-evidence
http://www.theguardian.com/world/2013/jul/30/thailand-koh-samet-oil-spill-tourism
È necessario invertire la rotta, poichè di pianeta ne abbiamo uno denominato Terra; ogni azione si ripercuote in tempi e spazi diversi ma sempre in questo piccolo mondo.