Il 12 settembre ai Magazzini Interstock di Forlì abbiamo assistito a La Metamorfosi del gruppo teatrale Città di Ebla, liberamente ispirato all’opera di Kafka con la regia di Claudio Angelini.
Un abat-jour si accende e illumina una poltrona in pelle. L’unico protagonista dello spettacolo entra in scena e ascolta la segreteria telefonica, collegamento con il mondo e sola voce dello spettacolo. Arrivano voci che richiamano agli impegni di una normale vita stretta in compromessi, affari e relazioni necessarie.
Alessandro Bedosti, eccellente performer di questo “studio sulla figura”, si muove lentamente. In questa lentezza si presagisce il tumulto della mutazione. Sulla scena sta una grande stanza da bagno con lavandino e specchio e una vasca. L’attore entra nella stanza e si prepara a fare il bagno. Allo specchio però, si incontra con sconcerto. Il tumulto iniziato con le parole della segreteria, comunicazioni dal mondo, è ancora in piena attività: se fosse possibile, ci sembrerebbe quasi di vedere il baratro avvertito nelle viscere da Gregor Samsa nel ritrovarsi cambiato.
Sulla vasca comincia la danza della mutazione. Pare essere attraversato da due ritmi diversi, quello umano e quello di insetto e si capisce bene l’alternanza. Mano a mano il ritmo di insetto prevale e così lo osserviamo entrare in relazione con le cose in una nuova ottica: le misura, le aggredisce con ogni parte del corpo come a cercarne una nuova definizione, un nuovo modo di incontrarle.
L’attore continua la sua danza della mutazione esplorando ogni angolo della stanza. Il telefono torna a suonare e la segreteria trasmette nuovi messaggi. Gregor reagisce a questo nuovo e vecchio fatto, ma non anticipiamo come. Lo spettacolo si conclude con un finale nel vero senso della parola.
Ci pare che dall’opera di Kafka sia stata enucleata quella sensazione di oppressione da realtà che, a volte, trabocca in un bisogno di un nuovo codice di lettura, una rottura degli argini della comprensibilità come genericamente intesa. Questo spettacolo è un squarcio avvertito sulla possibilità di ritrovarsi insetti inscatolati nella propria vita senza possibilità di uscirne.