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L’estinzione di 66 milioni di anni fa non riguardò solo i dinosauri

Scritto da Leonardo Debbia il 16.06.2016

Circa 66 milioni di anni fa, sulla Terra avvenne qualcosa di molto importante per la storia della vita organica del pianeta.

L’evento, conosciuto anche come la ‘grande estinzione di massa del Cretaceo’, consistè in una drastica e molto rapida riduzione del 76 per cento delle specie viventi, sia marine che terrestri.

In particolare, fu la scomparsa dei grandi rettili ad avere il maggior rilievo, perché da allora furono spazzati via per sempre dalla faccia della Terra gli ittiosauri, i pliosauri e tutti i rettili marini; mentre, tra le specie più piccole, scomparvero le ammoniti, le belemniti e gran parte dei foraminiferi planctonici.

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Resti fossili di Ukhaatherium nessovi, mammifero di 12 centimetri di lunghezza (coda esclusa), vissuto tra 70 e 80 milioni di anni fa (credit: AMNH / S.Goldberg, M. Novacek)

Naturalmente, gli studiosi, oltre a porsi domande su questo enigma, hanno proposto varie ipotesi per poter giustificare o tentare di spiegare queste sparizioni, apparentemente senza un motivo valido, di forme viventi, percorrendo vie diverse, tutte rispettabili, ma delle quali non si può ancora sceglierne incondizionatamente e decisamente una, dal momento che le prove addotte sono tutte suscettibili di critiche o interpretazioni.

Ad ogni modo, cercando di semplificare, sono fondamentalmente due le ipotesi più accreditate tra gli studiosi: la prima riguarda la caduta di un asteroide nel Golfo del Messico, la seconda un intenso vulcanismo di una regione terrestre, l’altopiano del Deccan, in India; entrambi, eventi che con i loro effetti secondari dovuti a lunghi periodi di ostacolo alla radiazione solare, avrebbero avuto conseguenze nefaste su tutto il pianeta.

Tuttavia, anche se finora la scomparsa più eclatante riguardava i dinosauri, o quanto meno era quella più conosciuta anche dal grande pubblico, ora parrebbe che la riduzione delle specie abbia riguardato anche i piccoli mammiferi, che subirono anch’essi perdite considerevoli di esemplari.

La credenza diffusa che i mammiferi abbiano preso il posto dei grandi rettili non è vera, dopo tutto. 66 milioni di anni fa, i mammiferi esistevano già ed erano ampiamente diversificati, sia per taglia che per stile di vita, anche se non raggiungevano le dimensioni e l’importanza dei grandi rettili.

Una ricerca, condotta da David Grossnickle, dell’Università di Chicago e da Elis Newham, dell’Università di Southampton, i cui risultati sono stati riportati in Proceedings of the Royal Society B, è giunta alla conclusione che, 66 milioni di anni fa, una drastica riduzione delle specie viventi di mammiferi accompagnò la scomparsa dei grandi rettili, colpendo tuttavia le faune già molto specializzate e risparmiando le faune ancora molto generalizzate.

Finora si era sempre pensato a quel periodo come contraddistinto dall’esistenza di mammiferi di taglia molto piccola, di dimensioni pari a piccoli insettivori.

La ricerca ha invece rinvenuto nelle raccolte museali sparse un po’ovunque nel mondo, numerosi resti – denti, in particolare – appartenenti a individui delle dimensioni dei cani attuali.

Niente di eccezionale, ma comunque non certo individui minuscoli!

I denti, misurati e confrontati, hanno anche stupito, sia per l’ampia diversificazione che per la varietà delle diete suggerite, fatto che testimonierebbe l’esistenza di una discreta quantità di generi e specie, differenziate e già avviate su percorsi evolutivi specializzati.

“Con l’estinzione dei dinosauri, mi aspettavo di assistere ad una diversificazione maggiore dei mammiferi”, afferma Grossnickle. “E invece, ho constatato un crollo dei mammiferi, non la crescita che si era sempre ipotizzata”.

La ricerca, partita da questa osservazione, non ha potuto far altro che sottolinearne la verità: anche i mammiferi, al pari dei rettili, avevano subito la scomparsa di molte specie.

Con la differenza che per i mammiferi si era trattato di una scomparsa ‘selettiva’. L’estinzione risparmiò, infatti, le specie più generaliste, che disponevano di diete più varie.

Le diete specializzate portarono all’estinzione.

L’ambiente viene quindi chiamato fortemente in causa, se non altro come co-fattore di questi drammatici eventi.

Pare che le piante abbiano forse giocato un ruolo fondamentale. In modo decisivo, le angiosperme, le piante dotate di fiori, che iniziarono a diversificarsi nello stesso periodo.

“E’ ancora tutto da provare, ma le angiosperme potrebbero avere offerto nuovi semi e nuovi frutti a beneficio dei mammiferi”, sostiene Grossnickle. “E se le piante ebbero un’esplosione evolutiva, anche gli insetti che inevitabilmente seguivano le impollinazioni, potrebbero essere stati co-protagonisti di questi lontani processi”.

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