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I Neanderthal si curavano con l’Aspirina

Scritto da Leonardo Debbia il 17.03.2017

Tracce di DNA antico ricavato dalla placca dentale di un Uomo di Neanderthal ha fornito nuove indicazioni sullo stile di vita, la dieta e la storia evolutiva di quell’antica progenie di nostri parenti più prossimi, estinti da tempo, testimoniando la conoscenza e l’uso di piante medicinali per il trattamento del dolore e delle malattie.

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Mascella superiore con evidente deposito di tartaro sul molare posteriore (a destra) (credit: Gruppo di antropologia MNCN-CSIC)

Pubblicato sulla rivista Nature da un team internazionale, composto da ricercatori dell’Australian Centre for Ancient DNA (ACAD) dell’Università di Adelaide e della School of Dentistry presso l’Università di Liverpool, Regno Unito, lo studio messo a punto ha rivelato la complessità  dello stile di vita dei Neanderthal e la loro inaspettata conoscenza della farmacopea naturale.

“La placca dentale ha intrappolato i microrganismi che vivevano nella bocca e gli agenti patogeni presenti nei tratti respiratorio e gastrointestinale, insieme ai minuti frammenti di cibo rimasti tra i denti, preservandone il DNA per migliaia di anni”, annuncia la ricercatrice Laura Weyrich.

Il team ha analizzato e confrontato i campioni di placca dentale di quattro Neanderthal rinvenuti nei siti rupestri di Spye, in Belgio, e di El Sidròn, in Spagna, datati dai 42mila ai 50mila anni fa, che costituiscono la placca dentale più antica in assoluto che sia stata analizzata dal punto di vista genetico.

“Abbiamo scoperto che i Neanderthal della Spye Cave si cibavano di rinoceronte lanoso e di mufloni europei, integrando la carne con funghi porcini”, racconta il professor Alan Cooper, direttore dell’ACAD. “Negli individui del sito di Sidròn Cave, al contrario, non abbiamo rilevato alcuna prova del consumo di carne, cui pare che sia stata preferita una dieta vegetariana, comprendente pinoli, muschio, funghi e corteccia d’albero. Se ne conclude che gli stili di vita dei due gruppi erano alquanto differenti”.

“Una delle scoperte più sorprendenti, tuttavia, è venuta da un individuo di El Sidròn. Il poveretto aveva sofferto di un ascesso dentale, ben visibile sulla mandibola. L’analisi della placca ha mostrato che era affetto anche da un parassita intestinale che provoca diarrea acuta; da cui si evince che doveva trattarsi di un individuo molto malato.

“La sorpresa, però, più stupefacente è derivata dal constatare che il Neanderthal si stesse cibando di pioppo, una pianta che contiene un antidolorifico specifico, l’acido salicilico, vale a dire il principio attivo dell’aspirina attuale. E, volendo azzardare, abbiamo rilevato anche la presenza di una muffa, un antibiotico naturale (Penicillium), non notata in altri individui”.

“A quanto pare, non resta che affermare che i Neanderthal possedevano una buona conoscenza delle piante officinali e delle loro proprietà anti-infiammatorie e antidolorifiche, per le quali evidentemente le usavano. L’uso di antibiotici naturali sarebbe, a dire poco, molto sorprendente, dato che le proprietà della penicillina si sono conosciute solo 40mila anni dopo.

Certamente, i nostri risultati contrastano nettamente con la visione piuttosto semplicistica che, nell’immaginario popolare, noi riserviamo ai nostri antichi parenti, fino a pochi anni fa dipinti come dei bruti”, commenta lo studioso.

I Neanderthal e gli esseri umani antichi e moderni pare abbiano condiviso molti microbi patogeni, tra cui i batteri che causano la carie e le malattie gengivali.

La placca del Neanderthal ha consentito la ricostruzione del più antico genoma microbico mai  sequenziato prima, il Methanobrevibacter oralis, un ‘ospite’ che può essere associato a malattie gengivali.

Sorprendentemente, la sequenza del genoma suggerisce che Neanderthal e esseri umani si scambiarono gli agenti patogeni non più tardi di 180mila anni fa, molto tempo dopo la divergenza delle due specie.

Il team ha anche osservato quanto è rapidamente cambiata la comunità microbica nella storia recente.

La composizione della popolazione batterica orale nei Neanderthal e nelle popolazioni di esseri umani moderni, risultano correlate con la quantità di carne delle rispettive diete, indicando una  sostanziale differenza dal gruppo costituito dalle diete dei Neanderthal di Spagna, degli scimpanzé e dei nostri antenati vegetariani in Africa.

Al contrario, i batteri dei Neanderthal in Belgio erano simili a quelli dei primi cacciatori-raccoglitori e abbastanza vicini all’uomo moderno e ai primi agricoltori.

“Non solo ora possiamo avere prove dirette di cosa mangiavano i nostri antenati, ma le differenze nella dieta e nello stile di vita sembrano riflettersi sui batteri ‘ospiti’ sia delle bocche dei Neanderthal che degli esseri umani moderni”, conclude il professor Keith Dobney, dell’Università di Liverpool. “I principali cambiamenti nel cibo hanno modificato gli equilibri di queste comunità microbiche. E’ uno squarcio sul passato che ci dà l’opportunità di capire meglio la nostra storia evolutiva attraverso i cambiamenti dei microrganismi che hanno accompagnato la nostra nutrizione”.

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