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Tra i Sapiens e le altre specie estinte avvennero frequenti ibridazioni

Scritto da Leonardo Debbia il 04.04.2016

La nostra specie, l’Homo sapiens, ha una storia sessuale senz’altro più varia di quanto sia stato fin qui stimato. Lo confermano gli indelebili segni genetici rimasti nel genoma degli esseri umani attuali e tuttora rintracciabili.

Gli studiosi dell’Università di Washington, in collaborazione con il Max-Planck Institut per l’Antropologia evoluzionista di Lipsia, in Germania, che hanno svolto le indagini, hanno dichiarato che un’analisi delle informazioni genetiche desunte da circa 1500 persone, provenienti da località diverse in tutto il mondo, indicano che in decine di migliaia di anni della nostra storia evolutiva, gli eventi di ibridazione fondamentali per i genomi futuri furono almeno quattro, di cui tre avvenuti in tempi diversi con i nostri parenti stretti, i Neanderthal, e uno con la misteriosa specie umana estinta, rinvenuta solo pochi anni fa sui Monti Altai in Siberia e conosciuta come Denisova.

Di quest’ultima specie arcaica, le popolazioni attuali stanziate nelle remote isole equatoriali della Melanesia sono le uniche al mondo a conservare le tracce dell’antico incrocio.

Detto per inciso, i melanesiani, come la maggior parte delle popolazioni umane, hanno anche una componente genetica Neanderthal.

I ricercatori affermano che alcuni dei geni ereditati da queste specie estinte erano probabilmente favorevoli per la nostra specie. Molti di questi geni dovevano svolgere un ruolo nel sistema immunitario, magari contribuendo alla protezione contro agenti patogeni, altri erano certamente determinanti per la pigmentazione della pelle e dei capelli, secondo quanto afferma Joshua Akey, genetista evolutivo dell’Università di Washington.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Science.

I ricercatori hanno analizzato le sequenze del DNA di 35 persone che vivono nell’Arcipelago di Bismarck, nella Melanesia, e di Papua, nella Nuova Guinea. In queste popolazioni è stato rilevato il 2 per cento di DNA Neanderthal e un ulteriore contributo genetico oscillante tra il 2 e il 4 per cento di DNA Denisova.

Le popolazioni non africane esaminate avevano invece dall’ 1,5 fino al 4 per cento di discendenza genetica Neanderthal.

Soltanto le popolazioni africane non hanno né ascendenza genetica Neanderthal né Denisova, dal momento che queste due specie non sono mai state in quel continente.

I Neanderthal hanno difatti prosperato in tutta l’Europa e in Asia da 350mila anni fa fino alla loro scomparsa, attorno ai 30mila anni, mentre dei Denisova si sa poco o niente. Della loro esistenza si è appreso soltanto negli ultimi dieci anni, dopo il ritrovamento di un osso del dito mignolo e due denti, provenienti – come detto sopra – da una grotta della Siberia settentrionale.

Secondo Akey, il fatto che l’unica nota Denisova che rimane proviene dall’Asia settentrionale e che il loro contributo genetico è giunto fino agli abitanti della lontana Melanesia, fa ipotizzare che i Denisova dovettero aver avuto un’ampia distribuzione geografica, che si estendeva in pratica su tutta l’Asia orientale.

L’antropologa molecolare D.Andrew Merriwether aggiunge che un contributo al genoma delle popolazioni attuali proviene anche da una quarta popolazione arcaica che però rimane, al momento, sconosciuta.

“Il quadro ricostruito è uno scenario in cui probabilmente hanno convissuto ben quattro specie diverse di ominidi (la nostra specie e le specie umane estinte) che vissero e si incrociarono più volte nel corso degli ultimi 100mila anni. Uno scenario che fino a 10 anni fa, nessuno avrebbe mai immaginato”, ha detto la Merriwether.

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