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Portate alla luce le tracce di una specie ‘fantasma’ dell’umanità antica

Scritto da Leonardo Debbia il 31.07.2017

Alcuni antropologi hanno ragione di credere che, intorno ai 150mila anni fa, popolazioni dell’Africa sub-sahariana si siano incrociate con una specie umana ancora sconosciuta che avrebbe così contribuito con materiale genetico proprio agli individui che attualmente vivono nell’Africa sub-sahariana.

Le prove sono state fornite da tracce di un gene di una proteina della saliva completamente diverso sia dall’analogo degli uomini moderni, sia dei Neanderthal e sia dei Denisova.

La ricerca porta acqua al mulino di chi sostiene che l’incontro e l’ibridazione tra specie umane arcaiche non costituisse, in buona sostanza, una eccezione, ma bensì fosse una regola.

Fino ad oggi, gli studi avevano provato che gli antenati degli umani moderni, in Asia e in Europa, si erano incrociati con altre specie primitive, quali i Neanderthal e i Denisova.

Per quanto riguardava l’Africa, non c’era alcuna prova che suffragasse una qualsiasi ipotesi.

Ora, le analisi genetiche pongono un grosso interrogativo, indicando che gli antichi africani si sarebbero incontrati e ibridati anche con altre specie di ominidi.

Ma di quali ominidi si sarebbe trattato? Mancavano resti fossili, prove tangibili.

“La nostra ricerca”, spiega Omer Gokcumen, professore di Scienze biologiche presso la State University of New York a Buffalo (UB), “ha rintracciato una importante proteina della mucina, chiamata MUC7, che si trova nella saliva ed è particolarmente efficace nel legare e intrappolare i batteri. Quando abbiamo esaminato la storia del gene che codifica questa proteina, abbiamo notato che nelle popolazioni africane sub-sahariane compariva una versione del gene decisamente diversa”.

La ricerca, effettuata da Gokcumen e Stefan Ruhl, docente di Biologia orale della Scuola di Medicina dentale presso la UB, è stata pubblicata sulla rivista Molecular Biology and Evolution.

Il gene MUC7 è stato esaminato in più di 2500 genomi umani attuali e il risultato ha riservato una sorpresa: un gruppo di genomi dell’Africa sub-sahariana presentava una versione del gene molto diversa dalle versioni trovate in tutti gli altri individui esaminati.

La variante sub-sahariana era così particolare che anche i geni MUC7 dei Neanderthal e dei Denisova si avvicinavano più agli esseri umani attuali che a quelli viventi nel sub-Sahara.

“Sulla base delle nostre analisi, la spiegazione più plausibile di questa estrema diversità è l’introduzione, in epoca arcaica, di materiale genetico da parte di una ‘specie fantasma’ di antichi ominidi”, afferma Gokcumen. “In realtà, questo nostro parente umano sconosciuto potrebbe appartenere ad una specie già scoperta, per esempio una sottospecie di Homo erectus o ad una ancora sconosciuta”.

Già, perché di questa specie, al momento, non si è rinvenuto alcun reperto fossile.

Considerata la velocità con cui mutano i geni nel corso dell’evoluzione, i ricercatori hanno calcolato che gli antenati dei portatori della variante sub-sahariana di MUC7 si potrebbero essere incrociati con un’altra antica, ‘misteriosa’ specie umana intorno ai 150mila anni fa, mentre il percorso evolutivo delle due specie si era separato tra 1,5 e 2 milioni di anni fa.

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