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La perdita di biodiversità aumenta pericolo malattie infettive nell’uomo

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 03.12.2010
Biodiversità in Amazzonia - fonte Wikipedia

Biodiversità in Amazzonia - fonte Wikipedia

La distruzione degli habitat e l’estinzione delle specie possono portare ad un aumento delle malattie degli esseri umani e di altre specie, secondo una ricerca apparsa sulla rivista Nature.

Nel documento pubblicato il 2 dicembre, il professore di biologia Robert D. Holt ed i suoi colleghi hanno riferito che, esaminando gli studi da una vasta gamma di sistemi ecologici, compresi piante, animali e batteri, sono stati in grado di mettere in relazione le dimensioni della perdita ambientale, e in particolare la perdita di specie, con l’incidenza di malattie infettive. Lo studio – che è stato condotto dal biologo Felicia Keesing del Bard College – è focalizzato sull’aumento di malattie come il Virus del Nilo Occidentale, la malattia di Lyme e l’ Hantavirus.

“Il degrado generale della biodiversità a causa della trasformazione del suolo, in combinazione con i cambiamenti climatici, il sovrasfruttamento, e così via, può avere molte conseguenze perverse per i patogeni emergenti”, ha detto Holt, un professore dell’Emerging Pathogens Institute (istituto per le patologie emergenti). “Bisogna pensare sia come ecologista che come specialista di malattie infettive per cimentarsi con domande come questa.”

Alcuni agenti patogeni possono svilupparsi in condizioni biologicamente meno diversificate, come ad esempio in aree dove i predatori che sono più in alto nella catena alimentare o altre specie chiave si sono estinti.

Per illustrare questo punto, i ricercatori utilizzano uno studio esemplificativo: come la diminuzione della popolazione di opossum nelle foreste della Virginia contribuisca alla diffusione della malattia di Lyme. L’opossum è in grado di uccidere efficacemente le zecche, portatrici della malattia, contribuendo a limitare la popolazione del parassita. Quando la popolazione dell’opossum è in declino, le zecche aumentano e si nutrono succhiando il sangue dei topi bianchi della Virginia, che sono meno capaci di difendersi dalle zecche. Inoltre, quando vengono attaccati dalle zecche, la capacità dei topolini di riprodursi rapidamente e in gran numero diminuisce (infatti le zecche si attaccano al loro seno), e in più gli individui diventano più deboli. Ma quando un organismo diventa debole, è più facile per lui diventare veicolo di malattie, ed è quello che succede ai topi bianchi della Virginia.

La zona e la disposizione spaziale degli spazi naturali possono anche influenzare la probabilità per le malattie di passare ad attaccare l’uomo. Gli esperti hanno collegato il recente aumento rapido di influenza aviaria in Asia alla perdita di habitat da parte degli uccelli. Holt ha detto che l’influenza aviaria è qualcosa di cui preoccuparsi, ma che per fornuta negli Stati Uniti, ad esempio, c’è meno pericolo in quanto gli uccelli hanno a disposizione ampi spazi in aree protette per riprodursi, e questo aiuta a tenere a bada la malattia, mentre il degrado delle zone umide in altre parti del mondo può forzare la migrazione di uccelli acquatici in siti dove sono a contatto con pollame domestico.

La biodiversità a livello mondiale è scesa rapidamente negli ultimi 60 anni e si prevede che i tassi di estinzione possano aumentare drammaticamente nei prossimi cinque decenni. I modelli descritti nel documento suggeriscono che questo avrà sicuramente un effetto sull’incidenza delle malattie, ha detto Holt.

La biodiversità si verifica anche all’interno di singoli ospiti, come gli esseri umani. I cambiamenti ambientali, compreso l’uso eccessivo di antibiotici, possono causare un ambiente meno ricco di batteri all’interno del corpo umano. Nel articolo di Nature, gli esperti suggeriscono che una riduzione della biodiversità globale influenzerà la ricchezza batterica e la composizione della comunità umana di microrganismi simbionti, rendendo il corpo meno capace di scongiurare molte malattie.

“Quando una sperimentazione clinica di un farmaco si dimostra efficace”, ha detto Keesing, autore principale dello studio, “il processo viene bloccato in modo che il farmaco possa essere messo a disposizione dei pazienti. In modo simile, l’effetto protettivo della biodiversità è così chiaro che occorrerebbe avviare subito l’attuazione di politiche per preservarla, come se fosse una medicina per l’umanita.”

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