Mar Baltico Fonte: Wikipedia
Le “zone morte” nel Mar Baltico sono in aumento. Per salvare gli ecosistemi di questo mare le ipotesi in ballo sono diverse. Una è la reintroduzione dell’ossigeno nell’acqua attraverso una turbina. Ma i ricercatori dell’Università di Lund lanciano l’allarme su questa ipotesi, che, seppure allettante, potrebbe essere molto pericolosa.
La natura fa il suo corso, si dice, e ha i suoi tempi. I tempi della natura, questo è chiaro, sono molto diversi da quelli di cui ha bisogno la società tecnologica odierna.
La storia delle zone ipossiche nel Mar Baltico è in questo senso esemplare. Per salvare gli ecosistemi marini dalla zona morta in espansione gli scienziati hanno approntato un piano d’azione per il Mar Baltico. Il piano prevede che gli stakeholders riducano lo sversamento di nutrienti nel mare. Attraverso questo piano, con i tempi naturali , gli ecosistemi dovrebbero tornare sani.
Ma questa soluzione non pare essere adeguata. Soprattutto se è possibile applicarne un’altra, meno condizionante e e più veloce: una turbina eolica che pompi ossigeno nel mare, per riportare i livelli a quelli ottimali. Di questa strategia, gli scienziati dell’Università di Lund non si fidano affatto perchè non sono noti gli effetti sugli ecosistemi.
Nell’ultimo decennio sono arrivati a 60.000 i chilometri quadrati di “zona morta” del Mar Baltico. Le zone morte sono quella aree in cui l’ossigeno nell’acqua scarseggia a tal punto da rendere impossibile il normale funzionamento degli ecosistemi: il fenomeno viene detto ipossia.
Per questo i geoingegneri sono impegnati nella ricerca di soluzioni per farsì che la biodiversità del mare non vada perduta per sempre e perchè la vita torni in un’area tanto ampia.
Nel numero del 28 giugno di Nature i ricercatori dell’università di Lund hanno messo in guardia contro alcuni progetti di geoingegneria perchè non sono del tutto chiari gli effetti che potrebbero scaturire dal loro utilizzo.
“Tali misure di risanamento radicale promettono miglioramenti impressionanti nella qualità dell’acqua su scale di tempo brevi. Sono popolari e politicamente attraenti, ma sono anche potenzialmente pericolosi “, dice Daniel Conley un ricercatore dell’Università di Lund.
Eppure il progetto di geo ingegneria sta andando avanti. L’Agenzia svedese per la gestione delle risorse idriche e del mare ha annunciato un piano per costruire una turbina eolica di prova che pompi ossigeno nel sud del Mar Baltico. Si tratta evidentemente di un cambiamento significativo nella politica per ridurre le sostanze nutrienti nel Mar Baltico che risolve il probelma con un intervento esterno e non eliminando le cause. E’ noto infatti che l’ipossia dei mari è dovuta ad un eccessiva presenza di nutrienti che derivano da attività antropiche .
Secondo lo scienziato Daniel Conley non c’è bisogno di un intervento tanto massiccio per ottenere un risultato velocemente in quanto un progetto per recuperare il mare dall’ipossia è già in atto ed ha procedure ed obiettivi precisi; ma al contrario del progetto con la turbina, ha bisogno dei suoi tempi. “Siamo sulla via della ricostituzione di un ecosistema marino sano. Abbiamo conoscenze scientifiche, un monitoraggio attivo e un programma di valutazione, e le organizzazioni politiche coinvolte , come HELCOM, e altri paesi hanno concordato obiettivi di riduzione delle sostanze nutritive nel piano d’azione per il Mar Baltico. Dobbiamo lasciare che il processo lavori “, ha spiegato il ricercatore
“I paesi di tutto il Mar Baltico devono immediatamente attuare le riduzioni nazionali delle sostanze nutritive che sono stati concordati nel piano d’azione per il Mar Baltico. Se le azioni saranno rinviate ulteriormente, la situazione nel Mar Baltico continuerà a peggiorare “, ha concluso.