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Catena di vulcani lunga 2000 chilometri individuata in Australia

Scritto da Leonardo Debbia il 23.09.2015

Gli scienziati hanno scoperto la più lunga catena di vulcani continentali esistente al mondo, che attraversa per 2000 chilometri l’Australia orientale, formando quasi una linea retta tra le Isole Whitsundays, vicino alle coste del Queensland a nord e i dintorni di Melbourne, nello Stato di Victoria, a sud.

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Tracciato raffigurante l’estensione della catena vulcanica Cosgrove. Crediti: Drew Whitehouse, NCI National Facility VizLab

La catena vulcanica ha avuto origine negli ultimi 33 milioni di anni, quando l’Australia iniziò a spostarsi verso nord, ‘galleggiando’ al di sopra di un hotspot, un punto caldo del mantello terrestre, secondo quanto afferma il leader della ricerca, Rhodri Davies, geofisico della Scuola di Ricerca di Scienze della Terra presso l’Australian National University (ANU) di Canberra.

“Ci siamo resi conto che si trattava dello stesso ‘hotspot’ che aveva generato vulcani nelle Whitsundays e nella regione centrale di Victoria, assieme ad alcune rare caratteristiche nel Nuovo Galles del Sud, lo Stato tra il Queensland al nord e Victoria al sud, in pratica a metà strada tra le due estreme località”, dichiara Davies.

Questo tipo di attività vulcanica è sorprendente perché si verifica lontano dai margini delle placche tettoniche, dove è situata solitamente la maggior parte dei vulcani.

Gli hotspot sono espressioni dei pennacchi del mantello, la risalita, attraverso percorsi relativamente stretti, di magmi che, prendendo il via dalla discontinuità di Gutenberg, a quasi 3000 chilometri sotto la superficie terrestre, si fanno strada all’interno della crosta, verso la superficie.

Lo studio, pubblicato su Nature, ha scoperto che lungo il percorso dei pennacchi non è stata riscontrata attività vulcanica fintanto che il continente australiano è troppo spesso per consentire ai magmi del mantello di risalire troppo vicino alla superficie terrestre, perché possa fonderla e generare altro magma.

L’attività vulcanica si associa ai pennacchi soltanto quando la litosfera, lo strato esterno solido della Terra, si fa più sottile di 130 chilometri.

I nuovi risultati aiuteranno gli scienziati a capire il vulcanesimo negli altri continenti e nei primi periodi della storia della Terra, secondo Nick Rawlinson, co-autore dello studio, attualmente ricercatore della Scuola di Geoscienze presso l’Università di Aberdeen.

“In ultima analisi”, commenta lo studioso, “questa nuova comprensione può aiutarci a ricostruire il passato movimento dei continenti su altri punti caldi”.

A rivelare che il continente è abbastanza sottile per iniziare a fondere, come avviene nel Nuovo

Galles del Sud, è la formazione di un insolito minerale chiamato leucitite.

“La leucitite si trova in masse magmatiche profonde ricche di elementi come potassio, uranio e torio”, dice Ian Campbell, altro co-autore dello studio, della Scuola di Ricerca di Scienze della Terra presso l’ANU. “Ora che sappiamo che esiste un rapporto diretto tra volume, composizione chimica del magma e spessore del continente, possiamo rivedere e interpretare meglio il meccanismo geologico”, ha commentato Campbell.

Gli scienziati hanno chiamato la catena vulcanica ‘hotspot Cosgrove’.

Secondo Davies, il pennacchio del mantello che ha formato i vulcani australiani è probabilmente ancora attivo, sotto il mare, poco a nord-ovest della Tasmania.

“In questa zona sono state registrate temperature del mantello più elevate e una maggiore sismicità”, afferma lo studioso.

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