Il riscaldamento degli oceani sta interessando i modelli di accoppiamento e riproduzione e l’habitat delle forme di vita marine, secondo uno studio internazionale pubblicato oggi su Nature Climate Change.
L’attenzione che viene riservata all’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi marini è minore rispetto a quelle che viene riservata agli ecosistemi della terraferma.
Eppure gli ecosistemi marini coprono il 71% della superficie terrestre, e dipendiamo dalla vita marina per il cibo e la metà dell’ossigeno che respiriamo. Una domanda a cui non era ancora data una risposta è quale sia il reale impatto sugli ecosistemi marini del riscaldamento della temperatura degli oceani.
Un team internazionale di scienziati provenienti da Australia, Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Europa e Sud Africa, e finanziato dallo US National Center for Ecological Analysis and Synthesis, si è proposto di rispondere a questa domanda. Ha condotto la prima analisi globale degli impatti dei cambiamenti climatici sulla vita marina, attraverso la creazione di un ampio database di 1.735 cambiamenti biologici provenienti da studi peer-reviewed.
I cambiamenti sono stati documentati da studi condotti in tutti gli oceani, con un periodo medio di 40 anni.
Anche se vi è una percezione nel pubblico in generale che gli impatti dei cambiamenti climatici siano un problema per il futuro, i cambiamenti pervasivi e già osservabili nei nostri oceani lasciano senza parole, secondo gli scienziati. Il cambiamento climatico ha già avuto un’impronta coerente e significativa in tutti gli ecosistemi, le latitudini e a tutti i livelli della catena alimentare, dal plancton agli squali.
Secondo lo studio le specie si stanno spostando rispetto ai loro areali originari e stanno cambiando i periodi di accoppiamento e riproduzione. In totale, l’81% di tutti i cambiamenti sono stati coerenti con gli effetti previsti dei cambiamenti climatici.
Le specie marine, a causa dell’aumento delle temperature, si stanno spostando verso i poli, ma ad una velocità maggiore di ciò che stanno facendo i loro “cugini” terrestri. Oggi le specie marine si spostano ad una velocità di 72 chilometri ogni 10 anni, invece a terra si muovono ad una velocità di 6 chilometri ogni 6 anni. Alcune delle specie che hanno effettuato grandi spostamenti hanno un ruolo importante nel commercio.
Inoltre l’aumento della temperatura sta cambiando l’alimentazione e anche gli eventi di migrazione, con uno spostamento nel tempo fino a 11 giorni. Le correnti giocano un ruolo importante in questo sistema, ma secondo gli esperti non è da sottovalutare il fatto che, mentre per una specie terrestre muoversi su o giù da una montagna può significare cambiare di molto la temperatura, nell’acqua non è così, ed è necessario muoversi per più chilometri per ottenere un cambiamento significativo nelle temperature.
Gl studiosi evidenziano i dati importanti del cambiamento dell’ambiente marino australiano. A sud-est le specie tropicali e subtropicali dell’Australia di pesci, molluschi e plancton si stanno spostando molto più a sud attraverso il Mar di Tasmania. Nell’Oceano Indiano, vi è uno spostamento a sud di uccelli marini così come la perdita di alghe delle regioni a nord di Perth.
Dallo studio si dimostra dunque che molti cambiamenti sono in corso e avranno effetti sui servizi ecosistemici di cui l’uomo usufruisce nelle diverse zone.