Nelle aree protette della California sono stati rilevati pesticidi nelle rane selvatiche.
Pyraclostrobin, tebuconazolo, e Simazina sono pesticidi comunemente utilizzati nella Central Valley della California, una delle regioni agricole più produttive del mondo, ma sono state trovate nelle rane a molti chilometri di distanza.
La ricerca è stata pubblicata su Environmental Toxicology and Chemistry
La Centrale Valley della California è una delle regioni più intensamente coltivate in Nord America, che produce l’8% della produzione agricola degli Stati Uniti.In California si utilizzano più pesticidi che in qualsiasi altro stato.
“I nostri risultati mostrano che i pesticidi attualmente in uso, in particolare i fungicidi, si accumulano nei corpi delle rane che si trovano nella Sierra Nevada”, ha detto Kelly Smalling dela US Geological Survey. “Questa è la prima volta che abbiamo rilevato molti di questi composti, tra cui anche fungicidi, in questi luoghi remoti.”
La rana Pseudacris Regilla è presente con grandi numeri su tutta la catena montuosa della Sierra Nevada. Come con altri anfibi, i prodotti agrochimici potenzialmente rappresentano una minaccia per queste rane, infatti l’esposizione ai pesticidi può indebolire il loro sistema immunitario, aumentando così il rischio di malattie.
Il team ha raccolto le rane, oltre a campioni di acqua e sedimenti, da sette laghetti sottovento rispetto alle aree agricole.
“I campioni sono stati testati per 98 tipi di pesticidi, le cui tracce sono state trovate nei tessuti di rana di tutti i siti”, ha detto Smalling. “Abbiamo scoperto che le rane che vivono nelle località montane più remote sono state contaminate da pesticidi agricoli, trasportati per lunghe distanze dal vento e dalla pioggia.”
Due fungicidi, comunemente utilizzati in agricoltura, lo pyraclostrobin e il tebuconazolo, e un erbicida, la simazina, sono i composti più frequentemente rilevati, e questa è la prima volta che questi composti sono stati segnalati nei tessuto di una rana selvatica. Un altro pesticida comunemente rilevato è il DDE (diclorodifenildicloroetilene) un prodotto di degradazione del DDT che è stato vietato negli Stati Uniti nel 1972. La continua presenza di un sottoprodotto del DDT rivela per quanto tempo questa sostanza chimica vietata possa influire sulla biodiversità.
Un confronto fra i tessuti della rana con l’acqua e i sedimenti raccolti dagli stessi siti dimostra che le rane sono l’indicatore più affidabile per l’esposizione chimica. Documentare la presenza di questi composti è un importante primo passo, secondo gli esperti, per capire le conseguenze per la salute associate con le esposizioni.
“Pochissimi studi hanno considerato la presenza ambientale di pesticidi, in particolare fungicidi che possono essere trasportati oltre i terreni agricoli”, ha concluso Smalling. “La nostra prova pone nuove sfide per i responsabili delle risorse, per dimostrare la necessità di tenere traccia dei continui cambiamenti di uso dei pesticidi e per determinare le potenziali vie di esposizione in natura.”