La zanzara tigre, finora considerata solo un insetto fastidioso in Europa, è uno degli effetti tangibili dell’aumento delle temperature alle nostre latitudini. E anche se le autorità rassicurano sulla possibilità di trasmissione di malattie, alcuni microeventi avvenuti in Italia e Francia hanno preoccupato i ricercatori. Ora una ricerca sperimentale svolta a Sant Cugat del Vallès e Rubí, coordinata da ricercatori dell’Universitat Autonoma de Barcelona, ha valutato l’efficacia di una combinazione di strategie per ridurre la popolazione di zanzare tigre (Aedes albopictus). La ricerca ha avuto inizio nel febbraio 2008 e si è focalizzata sul monitoraggio delle uova che si trovano in piccole trappole sperimentali. I ricercatori hanno osservato che per la prima volta, il numero di uova è diminuito dopo l’applicazione delle misure.
La strategia è iniziata con una visita alle zone affette dal fastidioso insetto, che ha colonizzato ormai tutti i paesi europei caldi come l’Italia e la Spagna. I cittadini sono stati informati sulle misure di prevenzione e istruiti sull’importanza di eliminare l’acqua stagnante che si accumula nei giardini o cortili. La fase successiva ha incluso l’applicazione di insetticidi nei serbatoi d’acqua e negli scarichi per eliminare le larve, e la rimozione di vegetazione da parchi e giardini per sbarazzarsi delle zanzare adulte. Il provvedimento finale si è focalizzato sulla pulizia di tutti i rifiuti o detriti, che potrebbero favorire la proliferazione delle zanzare.
I ricercatori hanno ispezionato oltre 3.000 case e intervistato quasi 700 persone. Per dimostrare l’efficacia del trattamento di eradicazione, i ricercatori hanno monitorato il numero di uova depositate in semplici trappole composte da piccoli pezzi di legno immersi in bicchieri d’acqua. Queste trappole mimano le condizioni trovate sui tronchi degli alberi dove le zanzare originariamente si riproducevano nelle giungle dell’Asia.
La ricerca, pubblicata in Transactions of the Royal Society of Tropical Medicine and Hygiene, dimostra per la prima volta in Europa una sostanziale riduzione delle uova in zone che sono state trattate rispetto alle aree di controllo in cui non sono state applicate misure di eradicazione. Più in particolare, il numero di uova nelle aree in cui è stato applicato il trattamento si è ridotto di oltre la metà.
La zanzara tigre, originaria delle giungle asiatiche, ha sfruttato i trasporti commerciali umani per diffondersi in molte zone del mondo: nella metà del XX secolo si diffuse in Africa e nel Medio Oriente e a seguire nel continente sudamericano, negli Stati Uniti d’America, in Oceania e per ultima in Europa. I primi esemplari riprodotti in Europa sono stati ritrovati in Albania (1988), mentre in Italia è stata osservata per la prima volta nel 1998 a Genova, in un deposito di pneumatici usati provenienti dall’estero (ma il fatto non è documentato). A catena la sua presenza è stata segnalata anche in Francia, Spagna e Svizzera. La diffusione è ormai capillare anche in tutte le città portuali europee. È inserita nell’elenco delle 100 specie aliene più dannose del mondo.
Anche se il fastidio causato da tali zanzare giustifica gli sforzi compiuti per sradicare loro, la ricerca si è basata sugli effetti che l’insetto ha come vettore per la trasmissione di infezioni da arbovirus, come la febbre dengue, la febbre gialla, ecc.. La zanzara tigre è l’insetto principale in grado di trasmettere queste malattie tropicali e il suo arrivo in Spagna ha rappresentato un cambiamento di paradigma. Il rischio in Europa di questo tipo di trasmissione della malattia è stato inizialmente considerato basso, ma possibile. Nell’estate del 2007 vi è stato un focolaio di febbre Chikungunya in Italia, con 200 persone che si sono ammalate a causa di punture di zanzara. Casi sporadici di febbre dengue sono stati riportati anche in Francia. Così, la ricerca offre un modello di intervento con cui controllare questo insetto e applica misure di lotta contro questa minaccia per la salute pubblica.