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Nuova teoria sull’Isola di Pasqua, i Moai camminavano?

Scritto da Paolo Ferrante il 23.06.2012

Moai sull'Isola di PasquaEsperti provenienti da due università americane hanno formulato una originale teoria su come gli antichi abitanti dell’Isola di Pasqua siano riusciti a trasportare gli enormi Moai, le statue che caratterizzano il paesaggio di questa lontanissima isola del Pacifico, dalle cave fino ai declivi che danno verso il mare.

La nuova teoria cerca una spiegazione alternativa alla distruzione ambientale avvenuta su un’isola un tempo lussureggiante. Finora le ipotesi più accreditate erano quelle della deforestazione umana, ma la nuova ricerca cerca di dimostrare che le statue potevano essere portate dalle cave verso il mare con un semplice sistema di corde.

L’antropologo Carl P. Lipo della Cal State Long Beach e Terry Hunt, archeologo della University of Hawaii, hanno dato anche delle dimostrazioni pratiche della loro teoria, secondo cui le famose statue moai avrebbero “camminato” fino alla loro posizione attuale.

Lipo e Hunt hanno dimostrato la loro teoria con 18 persone suddivise in tre squadre – due delle quali contribuivano a spostare la statua in avanti mentre il terzo gruppo era posizionato dietro la statua e usava le corde per aiutare a mantenere la statua in posizione verticale. Usando questo metodo, gli esperti hanno spostato una pesantissima replica alta 3,5 metri e pesante circa 5 tonnellate per alcune centinaia di metri, dimostrando che con un numero sufficiente di persone le statue reali, alcune delle quali alte più di 10 metri e pesanti 80 tonnellate, potrebbero essere state spostate dagli antichi abitanti del villaggio senza l’uso intensivo di slitte fatte di legname.

Lipo e Hunt, che hanno trascorso più di un decennio a studiare l’isola e sono gli autori di un nuovo libro, non sono i primi a proporre questo concetto, e nemmeno a realizzare l’esperimento. Nel 1982, Thor Heyerdahl condusse lo stesso tipo di esperimento utilizzando una tecnica simile con le corde, ma utilizzando ben 180 persone.

Tuttavia, la teoria presuppone molte cose, ad esempio che esistesse una tecnica costruttiva delle corde molto avanzata. Inoltre, gli antichi abitanti dell’isola avrebbero dovuto ideare il metodo, cosa non affatto scontata. Per esempio il concetto della ruota, che a noi sembra molto scontato e semplice, non venne in mente a nessuna civiltà al di fuori del continente eurasiatico.

Naturalmente c’è anche un alone di mistero e diverse teorie riguardo le gigantesche statue, ben 887, come quella che le vuole opera degli Incas del Perù, o dei polinesiani, o addirittura degli extraterrestri.

Ma se Lipo e Hunt hanno ragione e gli antichi abitanti non ebbero bisogno del legname dei boschi che ricoprivano un tempo l’Isola di Pasqua per trasportare i Moai, chi o cosa ha reso questo lontanissimo avamposto dell’umanità un luogo arido e privo di vita?

Secondo i ricercatori potrebbero essere stati i ratti portati dai colonizzatori, che prima distrussero i nidi degli uccelli marini che nidificavano sull’isola, poi i semi da cui le palme potevano riprodursi.

La tragedia dell’Isola di Pasqua è il simbolo della distruzione degli ambienti naturali da parte dell’uomo e anche se l’ultimo scenario venisse confermato, non cambierebbe la forza del monito che l’Isola lancia alle future generazioni.

Infatti è innegabile che gli abitanti utilizzassero i tronchi delle palme per realizzare canoe con cui pescavano, ed è innegabile che intorno al 1400 ci fu una vera e propria esplosione demografica, con gli abitanti dell’isola che arrivarono a 15 – 20 mila. Inoltre il ratto ed altri animali altamente distruttivi, come i maiali, furono anch’essi portati sull’isola e lasciati liberi di vagare e compiere azioni di grave disturbo ai fragili equilibri ecologici dell’isola.

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