Prendo spunto dagli articoli su Repubblica di Firenze di Leonardo Rombai e Marzia Magrini sul piano del paesaggio per porre una questione che mi pare rimasta finora troppo in ombra. Tralascio le critiche non nuove sugli appesantimenti burocratici e così via che in ogni caso molto dipendono dal rapporto che si riuscirà a stabilire tra i diversi livelli istituzionali. Rapporti che oggi risultano piuttosto complicati vuoi dal venir meno di un ruolo delle province che avevano un loro piano di coordinamento territoriale e da un ‘ritorno’ invece rilevante delle Sopraintendenze mentre sono state ridimensionate quelle dei parchi proprio sul paesaggio.
La domanda molto semplice è questa; il piano del paesaggio è il piano che riguarda tutti gli aspetti della pianificazione e programmazione territoriale della Toscana? Per capirci meglio; mentre i parchi devono oggi fare solo il piano ambientale e non quello del paesaggio, il piano del paesaggio deve fare anche quello ambientale? E’ vero che in virtù anche della Convenzione europea esso deve guardare giustamente al ruolo e conoscenze delle comunità locali ma può per questo sostituire anche gli aspetti ambientali? Nel caso delle Apuane il piano ambientale del parco può essere sostituito da quello del paesaggio a cui il parco fa appena capolino?
Certo che no. Eppure stando al dibattito sembrerebbe così e non solo naturalmente nel caso delle cave. Mi sembra che ridurre il tutto o quasi al Gallo Nero più che riduttivo sia assolutamente fuorviante. Tanto più che abbiamo in discussione anche la nuova legge regionale sui parchi.
On. Renzo Moschini –Presidente Gruppo di San Rossore