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Uccisa giornalista giapponese in Siria

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 21.08.2012

Una giornalista giapponese è morta per le ferite riportate in uno scontro a fuoco tra le forze siriane e  i ribelli ad Aleppo oggi. E’ la prima giornalista  giapponese uccisa in 17 mesi conflitto, ma la quarta reporter dopo i colleghi americani e francesi.

Mika Yamamoto, di 45 anni, era una giornalista pluripremiata di Tokyo della  News Wire Press e secondo il ministero Giapponese è stata uccisa durante uno spostamento in auto.

In un’intervista telefonica con un programma giapponese il suo collega Kazutaka Sato, che viaggiava con Yamamoto, ha detto che sembrava che asparare fossero state le forze governative.

“Abbiamo visto un gruppo di persone in tuta mimetica venire verso di noi. Sembravano soldati governativi. Hanno iniziato a sparare a caso. Erano solo a 20, 30 metri di distanza e forse anche più vicini”, ha detto Sato.

L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha detto che lo scontro è avvenuto nel quartiere Suleimaniya di Aleppo, teatro di pesanti combattimenti tra le forze governative e ribelli.

Yamamoto era già stata in Afghanistan  e in Iraq. Grazie ad un reportage sulla guerra in Iraq nel 2003 aveva vinto il più importante premio giornalistico giapponese il Vaughn-Ueda

“E ‘estremamente deplorevole che un giornalista giapponese sia stato ucciso”  ha detto il capo di gabinetto Osamu Fujimura in una conferenza stampa quotidiana. “Credo che un tale atto sia riprorevole e offriamo le nostre a chi ha subito la perdita.”

Il gruppo attivista siriano ha anche detto che un giornalista libanese, un giornalista turco e un giornalista arabo, la cui nazionalità non era stata rilevata, erano scomparsi ad Aleppo.

La morte di Yamamoto sottolinea l’ambiente ostile in cui i giornalisti operano per coprire il conflitto siriano.

Secondo Reporters sans frontières la Siria e la Somalia sono i paesi più pericolosi del mondo, con cinque giornalisti e collaboratori dei media uccisi in Siria dall’inizio di agosto e otto giornalisti uccisi in Somalia.

Intanto gli scontri in Siria continuano. Il presidente siriano Bashar al-Assad utilizza aerei da combattimento ed elicotteri da combattimento per colpire le roccaforti dei ribelli, spesso in città. I ribelli, a loro volta hanno intensificato i propri attacchi, colpendo con carri armati e convogli militari.

Almeno 18.000 persone sono state uccise in Siria da quando la rivolta anti-Assad è cominciata. Almeno 170 mila hanno lasciato il paese, secondo le Nazioni Unite, e 2,5 milioni hanno bisogno di aiuti all’interno della Siria.

Fonte Reuters

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