Le vicende del paesaggio toscano ora che sono finite anche sulla stampa internazionale stando ad alcune prese di posizione dai cavatori del marmo ai viticoltori indurrebbero a chiedersi perché i costituenti si sono presi la briga di mettere in Costituzione l’art 9 che ci obbliga a tutelare –per legge- il paesaggio.
Volevano davvero ‘insegnare’ come si fa il vino, si coltivano le mele, si gestiscono le cave, come e perché si fa una fabbrica? E perché allora la legge nazionale e quelle regionali dovrebbero occuparsene se tutti sanno già tutto e possono fare cosa vogliono e come vogliono. Certo resterebbe da spiegare perché la situazione ambientale paesaggio compreso è così incasinata nel paese e per più aspetti anche da noi in Toscana sia pure meno che altrove.
Qui vorrei solo soffermarmi su aspetto mi sembra finora eluso e cioè come il paesaggio riguarda il PIT ma anche la legge sui parchi anch’essa in discussione nella nostra regione.
I parchi come è noto fino ad un certo momento dovevano per legge occuparsi del paesaggio con ben due piani quello ambientale e quello socio-economico. Poi il paesaggio gli è stato tolto riconducendolo al piano paesaggistico regionale di cui appunto stiamo ora discutendo. Le aree protette dovranno quindi anch’esse rifarsi a quello regionale. La singolarità della cosa è che i comuni –come vediamo dalle polemiche in corso-dovranno farci i conti e non solo per le vigne. Le aree protette invece no e anche se unificheranno come è giusto i due piani non dovranno metterci becco dopo che con il Codice dei beni culturali si è avuta la brillante idea di sfrattarli.
Giusto certo – anzi doveroso- che il comune debba essere coinvolto in queste scelte e decisioni ma i parchi di San Rossore, della Maremma, delle Apuane e con loro quelli nazionali anche interregionali Appennino Tosco-Emiliano, Foreste Casentinesi e Arcipelago Toscano e con loro le altre aree protette dalla Val di Cornia alla Piana alla Val d’Orcia dovranno e potranno dire la loro visto che andranno in pensione anche le province che gestivano un loro piano territoriale di coordinamento? Non sarebbe male discuterne senza aspettare il New York Times.
Renzo Moschini