Gaianews

Moscerini della frutta respinti da partner bevono più alcol

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 17.03.2012
La Drosophila melanogaster, il moscerino della frutta

La Drosophila melanogaster, il moscerino della frutta

Una ricerca dell’Università della California – San Francisco rivela un legame biochimico tra il rifiuto sessuale ed il bere eccessivo. Tale legame non è stato studiato negli esseri umani, dotati di una complessa vita sociale, ma nientemeno che nei moscerini della frutta. Risvolti potrebbero esserci in futuro sulla tossicodipendenza e l’alcolismo negli umani.

La ricerca ha scoperto che i maschi dei moscerini della frutta sessualmente deprivati mostrano un modello di comportamento che sembra davvero umano: quando le femmine respingono le loro avances sessuali, i maschi sono spinti al consumo eccessivo di alcol. In particolare, i ricercatori hanno accertato che questi esemplari ‘respinti’ bevono molto di più rispetto ai loro compagni sessualmente appagati.

Ora un gruppo di scienziati dell’Università di California – San Francisco (UCSF) ha scoperto che una piccola molecola nel cervello della mosca chiamata neuropeptide F (NPF) attiverebbe questo comportamento al variare della sua presenza nel cervello. Il nuovo studio può aiutare a far luce sui meccanismi cerebrali che rendono gratificante l’interazione sociale negli animali, e addirittura sui meccanismi che sono alla base della dipendenza umana.

Una molecola simile nell’essere umano, chiamata neuropeptide Y, può collegare ‘interruttori sociali’ come il bere eccessivo o l’abuso di droga. La regolazione dei livelli di neuropeptide Y nelle persone potrebbe almeno in teoria modificare il loro comportamento di dipendenza, che è esattamente ciò che il team del’UCSF ha osservato nei moscerini della frutta.

“Se il neuropeptide Y risulta essere il trasduttore tra lo stato della psiche e l’abuso di alcol e droghe, si potrebbero sviluppare terapie per inibire i recettori del neuropeptide Y”, ha dichiarato Ulrike Heberlein, professore di Anatomia e Neurologia presso la UCSF, che ha guidato la ricerca.

Gli studi clinici sono in corso, ha aggiunto, per verificare se la consegna del neuropeptide Y può alleviare l’ansia e altri disturbi dell’umore così come l’obesità.

La ricerca ha grande rilevanza per affrontare la dipendenza umana, anche se potrebbero volerci anni per tradurre questa scoperta in nuove terapie per i tossicodipendenti, data la complessità molto maggiore della mente umana, dicono i ricercatori.

La versione umana del neuropeptide F, chiamata neuropeptide Y, potrebbe funzionare allo stesso modo, collegando le esperienze di comportamenti socialmente gratificanti come il binge drinking.

Gli scienziati sanno già che i livelli di neuropeptide Y sono ridotti nelle persone che soffrono di depressione e stress post-traumatico, fattori di rischio noti per predisporre le persone verso un uso eccessivo di alcol e droga.

L’intervento sul neuropeptide Y, oltre a non agire sulla causa del disagio negli esseri umani (e quindi a non rappresentare una vera e propria cura), potrebbe non essere così semplice, poiché la molecola è distribuita in tutto il cervello e sulla base di studi sui roditori, si è visto che tale molecola svolge un ruolo nell’alimentazione, nell’ansia e nel sonno, in aggiunta al consumo di alcol.

© RIPRODUZIONE RISERVATA