Se è innegabile che l’esito del Referendum inciderà non poco sul contesto politico è altrettanto chiaro che finora non sembra che molti aspetti della riforma che sia approvata o bocciata resteranno sul tavolo, tra questi sicuramente il nuovo titolo V.
Si ha un bel dire che avere spodestato le regioni restituendo allo stato una centralità e supremazia già sperimentata in anni lontani con risultati pessimi specie nel governo del territorio e della gestione ambientale, rilancerà il paese. Per Gelli dopo i danni della ‘deriva federalista’ si ripartirà alla grande nelle politiche della salute e non solo perché le regioni ordinarie non potranno più decidere neppure sulle indennità dei propri consiglieri. Idem i comuni le cui finanze dipenderanno del tutto dallo stato. Intanto le province spariranno dalla Costituzione ma non dal territorio le cui funzioni dipenderanno però molto dalle regioni e dai comuni e dalla misteriosa e indefinita ‘area vasta’.
Insomma il vecchio titolo V non ci azzeccò e provocò solo conflittualità costituzionale e istituzionale anziché quella ‘lealtà’ nella collaborazione tra stato e regioni che avrebbe dovuto garantire la pari dignità istituzionale condizione per una efficace gestione del paese in rapporto anche con l’Unione europea. Ma secondo Gelli e i comitati del Sì lo stato non alcuna responsabilità. La cosa singolare è che nella relazione del testo della riforma si dice il contrario e cioè che lo Stato intende individuare e promuovere le autonomie e coinvolgerle nella gestione del territorio e dell’ambiente.
Ecco perché dobbiamo discuterne in modo che quando dovremo deciderne concretamente l’attuazione si possano introdurre le indispensabili correzioni.
Renzo Moschini