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PARCHI 2.0: gestione, produzione e legalità

Scritto da Renzo Moschini il 26.05.2016

di Domenico Nicoletti*

L’Italia ha un modello, tutto suo, di “sostenibilità” e Qualità della vita e non lo vede. Come spesso capita nel nostro paese sappiano farci male da soli e non sappiamo riconoscere i nostri successi. Cresciuta nel silenzio e nelle difficoltà economiche e sociali, la cultura delle sostenibilità sviluppata nelle aree protette del paese, oggi registra successi e “crisi di crescita”, nella gestione di un patrimonio di biodiversità unico al mondo e nel lavoro paziente e minuzioso di ricerca e innovazione scientifica che ha permesso di contenere la perdita di specie e sottospecie in via di estinzione dimostrando come i parchi hanno saputo rispondere alla loro principale missione.

E come nelle più nobili tradizioni della nostra nazione, ogni successo ingenera anticorpi che, nel caso dei parchi, hanno solo scalfito l’integrità di un modello sempre più amato dalla gente, con problematiche pure esistenti all’interno dei parchi, ma marginali nel contesto delle economie generate dai parchi.

Lo dimostra la ricerca effettuata da UNIONCAMERE “L’economia reale nei parchi nazionali e nelle aree naturali protette” dove è evidente che la crescita  in molti territori “verdi” del paese è frutto di un mix di economia, sostenibilità ambientale, produzioni di qualità, rispetto dei saperi e del benessere dei territori e legalità. Un modello di sviluppo nuovo che sembra esercitare un discreto appeal sui giovani e sulle donne i quali, in misura relativamente maggiore che nel resto del Paese, hanno scelto proprio le aree protette come sede della propria impresa. Anche per far conoscere meglio queste realtà, Ministero dell’Ambiente e Unioncamere hanno messo a punto l’Atlante socio-economico delle aree protette italiane, consultabile on line all’indirizzo http://www.areeprotette-economia.minambiente.it/.  A questo si aggiunge lo scenario tracciato da Symbola, la Fondazione delle Qualità Italiane che in occasione del prossimo seminario estivo a Treja (Macerata) dal 6 al 9 luglio p.v., ha deciso di dedicare una sezione di approfondimento proprio ai parchi e alle relative performance innovative.

Questo è quanto emerso dal Coordinamento sulle Aree Protette tenutosi lo scorso 21 maggio presso la sede di Legambiente Italia all’insegna di: Camosci, lupi e farfalle. Ci sono anche loro tra il made in Italy migliore”. Come ha affermato il responsabile di Legambiente Antonio Nicoletti “possiamo andare fieri delle politiche di conservazione e gestione di questi animali messe in campo negli ultimi anni nel nostro Paese” e la Presidente di Legambiente Rossella Muroni che annuncia “il dato emerge dal dossier di Legambiente pubblicato per la giornata mondiale della biodiversità che si celebra il 22 maggio, con un’analisi sullo stato della tutela della biodiversità in Italia”.

Questi modelli, prima di essere modificati vanno conosciuti nella loro evoluzione e nei nuovi principi dell’economia circolare.  “Coniugare – afferma il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – la conservazione della natura e la crescita di un’economia che pone l’ambiente come cardine del suo sviluppo rappresenta un passo oggi quanto mai necessario. La Green Economy è un percorso già tracciato, che pone l’ambiente come valore fondante nella produzione del reddito; il rapporto va oltre, mettendo in luce numeri, cifre e storie in cui i parchi nazionali sono protagonisti di esperienze positive. Dalla loro valorizzazione può arrivare una svolta per la crescita del Paese”.

Parchi 2.0 rappresenta oggi il rilancio delle politiche della sostenibilità che assumono “le aree protette come il più grande laboratorio del paese per nuove pratiche ecocompatibili accompagnando la transizione delle economie locali verso una crescita sostenibile”.

* Docente di Gestione e Salvaguardia delle Aree Protette – Università di Salerno. Direttore del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga

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