“I parchi sono la nostra riserva strategica di aria, acqua, biodiversità: costituiscono un valore in sé. E allo stesso tempo rappresentano un laboratorio per lo sviluppo di nuove forme di economia, di vita, di società. È molto positivo che alcuni dati economici e soprattutto occupazionali parlino una lingua diversa da quella della crisi che attanaglia il Paese, perché non ci sarà conservazione dei valori naturali senza consenso e partecipazione delle comunità locali”.
Con queste parole il Ministro dell’ambiente Andrea Orlando ha salutato il convegno “Parchi come luogo di incontro tra green economy e green society” svoltosi oggi all’Orto Botanico di Palermo. L’incontro rappresenta il secondo appuntamento verso la conferenza nazionale “La Natura dell’Italia. Biodiversità e aree protette: la green economy per il rilancio del Paese” prevista per l’11 e il 12 dicembre prossimi a Roma, promossa dal Ministero dell’Ambiente con Fedrparchi, Fondazione Sviluppo Sostenibile e Unioncamere.
Ciò che è emerso chiaramente è che, in controtendenza rispetto alla situazione in Italia, l’ecoturismo va a gonfie vele: con 101 milioni di presenze, i parchi fanno registrare un incremento del 2% l’anno, candidandosi a primo asset economico per il rilancio dell’economia del Paese.
Dati alla mano (rapporto Ecotour 2013 di Aaster) il turismo ambientale si presenta come driver di sviluppo sostenibile e di rilancio dell’occupazione nell’economia delle 871 aree protette italiane con un valore pari a 10,9 miliardi di euro nel 2011 (+ 3% rispetto all’anno precedente). Il Parco Nazionale d’Abruzzo, il Gran Paradiso, lo Stelvio, le Cinque Terre, le Dolomiti Bellunesi, il Pollino, le Foreste Casentinesi, la Majella, la Sila sono le aree protette più richieste.
Tutto ciò lascia presagire che, se fosse supportato da strategie e politiche adeguate, il turismo ambientale potrebbe andare ancora meglio, soprattutto in aree ritenute marginali. Non va trascurato il fatto che ad oggi l’afflusso di visitatori nelle aree protette nazionali ha incrementato i posti di lavoro. A livello di differenze regionali, il maggior contributo del turismo all’economia delle aree parco si segnala in Sicilia dove le attività ludico ricreative pesano per una percentuale dell’89% sull’offerta complessiva dei parchi. Nella classifica seguono la Puglia con il 78,1% e la Calabria con il 77,9%.
“Se lo spread di un paese si misurasse in biodiversità – ha dichiarato Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi – l’Italia sarebbe la Germania d’Europa. Può sembrare un paradosso ma non è così, perché le 57 mila specie animali e le 5.600 specie vegetali – 600 delle quali endemiche del nostro Paese – rappresentano un’enorme ricchezza dell’Italia non solo in termini di patrimonio ambientale. I parchi sono aree dove è possibile trovare l’Italia migliore per sperimentare un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità, sul legame con i territori, sulla valorizzazione del turismo di qualità. Sono queste le risorse su cui dobbiamo puntare per rilanciare la nostra economia”.
Senza considerare il fatto che nella gran parte dei casi i parchi italiani, oltre a rappresentare un patrimonio in termini di biodiversità (la metà delle specie vegetali presenti in Europa e un terzo di quelle animali si trovano in Italia) ospitano oltre 1.700 centri storici, circa 150 musei, circa 200 siti archeologici, quasi 300 edifici di culto.
È fondamentale, quindi, supportare il turismo ambientale con strategie e politiche adeguate, per facilitarne una crescita ancora più rapida in quanto traino della nostra economia.