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Via libera alla legge per il Senato?

Scritto da Renzo Moschini il 25.02.2016

E’ il titolo dell’intervista all’Unità di Stefano Ceccanti sul prossimo referendum che in questi giorni presenterà a Pisa anche il suo ultimo libro ‘La transizione è (quasi) finita’.

Del  testo del Senato ci occupammo anche come Gruppo di San Rossore in un interessante incontro nazionale a Pisa con Paolo Maddalena ex vice presidente della Corte costituzionale. Qui vorrei tornare su un solo aspetto che non credo possa essere considerato definitivamente concluso; insomma cosa fatta capo ha. Mi riferisco al nuovo titolo V e al rapporto stato-regioni-enti locali. Sia Renzi che la Boschi hanno già più volte sottolineato che alle regioni sono stati giustamente ridotti i poteri e le competenze per le pessime prove fornite in questi anni. Sorvoliamo qui sulle prove date dallo stato con i suoi vari Bertolaso di turno che non hanno impedito  di ricondurre al centro le competenze concorrenti nel nome dell’interesse nazionale anzi della ‘supremazia’ dello stato che può se vuole interferire anche sulle competenze esclusive delle regioni. A conferma –come scrive Ceccanti che ‘il processo di redistribuzione del potere politico dal centro alla periferia si sia sostanzialmente arrestato’. Tanto che nel testo sottoposto a referendum si parla di regioni ma solo di quelle ordinarie e non di quelle speciali su cui ancora una volta non si interviene. Il che come confermano anche i battibecchi tra Rossi e la Serracchiani non risulta gradito e a ragione. Non va neppure dimenticato e far finta di niente che l’abrogazione delle province a parte i suoi profili di incostituzionalità spintona sempre più le regioni verso ulteriori ruoli di amministrazione e non certo di governo regionale specie ma non solo in materia ambientale come si può già vedere anche in Toscana. Quanto ai riferimenti frequenti di Delrio alle ‘aree vaste’ meglio lasciar perdere visto che non si riesce neppure a venire a capo del ‘dopo province’. Il vecchio titolo V tanto malfamato aveva puntato –certo senza successo- su quella distribuzione del potere che lo avvicinasse sempre di più ai cittadini. Ora si è imboccata la via opposta tanto più penalizzante nel momento in cui cresce il pericolo di una rinazionalizzazione delle competenze europee.

Enrico Rossi all’indomani del voto sul testo dichiarò che la Toscana avrebbe giocato tutte le sue carte per ottenere specie in alcuni ambiti dove noi abbiamo un forte tradizione ( beni culturali, ambiente ect) nuove competenze. Era un ottimo proposito che avrebbe senz’altro  stimolato anche altre regioni a non doversi sobbarcare le trivelle e altro senza colpo ferire. Ora lo vedo impegnato soprattutto su altri fronti –legittimante certo- ma temo che faccia passare in secondo piano altre vicende assai più incalzanti che la regione non può delegare a nessuno.

Renzo Moschini

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