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La vita attuale è inquinata alle radici

Scritto da Maria Rosa Pantè il 08.11.2010

Notizie del 6 novembre 2010:
Pompei: Crolla l’armeria dei Gladiatori. Così si sbriciolano gli scavi
Alluvione Veneto: “Siamo in ginocchio, serve l’aiuto di tutti”
Campania: Rifiuti, la protesta non si ferma
Dugnano Paderno (Mi), esplosione all’Eureco
frane, smottamenti ecc. ecc.

“La vita attuale è inquinata alle radici. L’uomo s’è messo al posto degli alberi e delle bestie ed ha inquinata l’aria, ha impedito il libero spazio. Può avvenire di peggio. Il triste e attivo animale potrebbe scoprire e mettere al proprio servizio delle altre forze. V’è una minaccia di questo genere in aria. Ne seguirà una grande ricchezza… nel numero degli uomini. Ogni metro quadrato sarà occupato da un uomo. Chi ci guarirà dalla mancanza di aria e di spazio? Solamente al pensarci soffoco! (…) Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. (…) Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.”

Così si chiude un grande romanzo del ‘900, La coscienza di Zeno di Italo Svevo, scritta nel 1923. La lettura del brano è sconvolgente. Come sempre la letteratura è profetica, precede la scienza, la politica e il sentire comune. Infatti noi tutti ci ritroviamo a dibattere ferocemente su mille questioni più o meno valide, senza sfiorare quasi mai il problema dei problemi: cioè l’ecologia, termine tanto di moda.

Ecologia contiene in sé la parola greca oikos che significa casa; è una parola abusata, ma bellissima. L’ecologia si occupa della casa. Pensiamoci un poco: nella maggioranza dei casi l’uomo vuole un rifugio, fa di tutto per acquistarlo, renderlo confortevole, magari lasciarlo ai figli e in buono stato. Nella casa ci sono le famiglie, talvolta dei fiori, delle piante, spesso degli animali. Difficilmente qualcuno ammorba l’aria della sua abitazione lasciando aperto il gas, oppure accendendo un fuoco nel salotto, difficilmente la famiglia depone i rifiuti insieme in un mucchio che invada le stanze…

Eppure, la maggioranza delle persone appena esce dalla piccola casa (ristretta come la miopia politica, ma anche come gretto è l’egoismo dei più), non si preoccupa di sprecare: il riscaldamento (bastino le aule scolastiche: termosifoni accesi e finestre aperte), il combustibile, l’energia, l’acqua, gli oggetti, il tempo, gli affetti, la vita…

La casa di tutti, l’oikos dell’ecologia, diviene così un grande immondezzaio a cielo aperto, e tra poco tempo, ci dicono tutto il danno che stiamo facendo ci si ritorcerà contro… aumenteranno le temperature, si scioglieranno del tutto i ghiacciai, scompariranno le foreste, non resterà traccia di molte specie animali e vegetali. Accadrà insomma quello che ha ipotizzato Svevo. Pochi dicono quanto le guerre siano inquinanti; pochi affermano che le politiche per l’energia pulita sono insufficienti, nessuno esita a inquinare come può e quanto può, come se il mondo finisse adesso. E così potrebbe essere, tra poco tempo, perché il futuro davanti a noi è oscuro.

Anche Milan Kundera ne Il libro del riso e dell’oblio, scritto nel 1978, coglie l’importanza vitale, l’essenzialità del tema dell’oikos, persino in una situazione estrema: durante l’occupazione militare di Praga. Ecco cosa scrive: “Una notte i carri armati di un paese vicino avevano invaso il loro paese (…). Si era d’agosto e nel loro giardino le pere erano mature. Una settimana prima la mamma aveva invitato il farmacista ad andare a raccoglierle. Ma il farmacista non si era fatto vivo (…). La mamma non riusciva a perdonarglielo (…). La rimproveravamo: tutti pensano ai carri armati e tu pensi alle pere (…). Ma è poi vero che i carri armati sono più importanti delle pere? Man mano che il tempo passava, Karel (…) cominciava a provare una segreta simpatia per il punto di vista della mamma dove in primo piano c’era una gran pera e da qualche parte, sullo sfondo, un carro armato piccolo come una coccinella, che da un momento all’altro se ne sarebbe volato via e sarebbe scomparso allo sguardo. Eh sì, tutto sommato è la mamma ad avere ragione: il carro armato è mortale la pera è eterna.”

Anche se alla luce dei fatti odierni Kundera è ottimista sul futuro della pera. Così provo molta pena per gli innocenti: cioè i poveri del mondo, gli animali, le piante. Non provo pena per quelli come me e anche più di me, sprofondati in un ottuso benessere.

Eppure non posso non sperare che allo scoppio finale qualcosa sopravviverà e costruirà un nuovo mondo spero, negli esiti, diverso da questo!

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