Gaianews

Superato il test di Turing: esperti temono per crimini informatici

Un software ha superato il test di Turing: ora alcuni esperti temono per la sicurezza informatica

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 09.06.2014

Secondo quanto riportato ieri dall’Indipendent un computer ha superato il test di Turing. Si tratterebbe della prima volta che un computer supera la percentuale del 30% di successo nel test.

“Si chiama Eugene Goostman” il software che è riuscito ad ingannare il proprio interlocutore  per ben  il  33% delle volte. Il test di Turing infatti è una prova che mette una giuria ad interloquire con un uomo ed una macchina: se la giuria non riesce a distinguere fra l’uno e l’altro per più del 30% delle volte il test è riuscito. 

Alan Turing

Si tratterebbe di un grande risultato per l’intelligenza artificiale, argomento molto in voga negli ’80 le cui speranze sono oggi in parte svanite in molti di coloro che la studiavano.

Il software è stato ideato da Vladimir Veselov ed Eugene Demchenko due programmatori che da anni si dedicano a questa impresa, ottenendo sempre ottimi risultati.

Il software durante la prova ha sostenuto di essere Eugene Goostman,  di avere  tredici anni e di vivere a San Pietroburgo ed è riuscito a convincere i  giudici della Royal Society di Londra per il 33% delle 150 conversazioni sostenute durante il test organizzato dalla University of Reading.

“La nostra idea principale era che egli potesse affermare di sapere qualcosa, ma la sua età rende anche perfettamente ragionevole il fatto che non sappia tutto”, ha detto Vladimir Veselov, uno dei creatori del programma all’Indipendent. “Abbiamo impiegato molto tempo a sviluppare un personaggio con una personalità credibile.”

Kevin Warwick, visiting professor presso l’Università di Reading e vice rettore per la ricerca presso l’Università di Coventry, ha espresso preoccupazioni sulle implicazioni dell’esperimento sull’uso dei computer.

“Nel campo dell’Intelligenza Artificiale non c’è traguardo più iconico e controverso che il test di Turing, quando un computer convince un numero sufficiente di interrogatori  di non essere una macchina, ma piuttosto un essere umano”, ha detto il professore. “Avere un computer che può ingannare un essere umano a pensare che qualcuno, o qualcosa, sia una persona di cui ci fidiamo è un campanello d’allarme per la criminalità informatica.”

“Il test di Turing è uno strumento fondamentale per combattere questa minaccia. Importante è capire più a fondo come online, la comunicazione in tempo reale di questo tipo, possa influenzare un individuo umano tanto da portarlo a credere che  qualcosa sia vero, quando in realtà non lo è. ”

Warwick non è certo l’unico ad avere timore delle implicazioni dell’intelligenza artificiale. Nel 2012 a Cambridge è nato un istituto che si occupa del rischio che l’intelligenza artificiale pone alla specie umana: il rischio viene definito “esistenziale”.

Il CSER che sta per Centre for the Study of Existential Risk, (Centro per lo studio del rischio esistenziale)  riunisce filosofi, scienziati  e programmatori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA